Il caso
19.04.2024 - 10:00
Minaccia aggravata dal metodo mafioso. E’ questa l’accusa contestata nei confronti di Costantino Di Silvio, conosciuto come «Cha Cha», imputato nel processo iniziato mercoledì davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina Simona Sergio. In base a quanto ipotizzato dal pubblico ministero della Dda Luigia Spinelli, titolare del procedimento, tra il 2020 e il 2021 avrebbe scritto dal carcere dove era detenuto due lettere intimidatorie.
La prima ad un testimone del processo Don’t Touch (che si era concluso con sentenza diventata definitiva nel 2018), un commerciante. La seconda era destinata ad un’altra persona estranea al procedimento penale. Non sarebbe mai arrivata a destinazione. Gli accertamenti erano scattati tre anni fa.
«Grazie di avermi fatto prendere cinque anni in più, ti sei comportato bene. Pulisciti la bocca», è questo un passaggio della lettera finita agli atti dell’inchiesta, inviata al testimone del processo che aveva deposto e figurava come parte offesa. In un passaggio della seconda missiva, inviata ad un’altra persona, era riportato invece: «Quando esco ti cerco» con minacce per la sua incolumità. In base agli accertamenti degli investigatori le lettere erano riconducibili all’imputato ed erano state analizzate dagli investigatori della Polizia Scientifica. Era stato il commerciante a presentare la denuncia.
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