Il caso
23.07.2024 - 11:00
Ci fu un gap di attenzione nella formazione del personale e nella sicurezza della fase di svalvolamento delle bombole il giorno in cui morirono Daniel Martini e Vadym Kachuryn, entrambi dipendenti della Recoma srl, e rimase gravemente ferito Diallo Maojou, dipendente della V.P. Equipment. Come si ricorderà il grave infortunio si è verificato il 17 marzo 2023 a seguito dell’esplosione di una bombola, avvenuta per quella che ora viene definita l’inosservanza di plurime misure di sicurezza. Secondo la ricostruzione della Procura non erano stati forniti ai lavoratori coinvolti nell’incidente «gli adeguati dispositivi di protezione individuale, indumenti di sicurezza resistenti alle fiamme, necessari ad operare in sicurezza in presenza di ossigeno, durante le operazioni di svalvolamento (così come indicato nella scheda di sicurezza dell’ossigeno medicale) nonché durante l’utilizzo dell’avvitatore/svitatore “Vanzetti”, così come indicato nel libretto di uso e manutenzione».
Questo procedimento, che riprenderà davanti al gup Mara Mattioli il prossimo dicembre è diventato, forse suo malgrado, la prova finale della scarsa sicurezza in cui operano molti lavoratori, non solo in agricoltura, e quanto siano a rischio anche quando sul posto di lavoro sono presenti le indicazioni da seguire, ma che loro non conoscono. Sono imputati per la morte dei due operai e il ferimento del terzo tecnico praticamente tutti i responsabili dei reparti. Ossia: Paolo Turchi, Simone Danesin, Domenico Pennacchio, Alessandro Ciuffarella, Natale Aprile, Gianni Piemontesi difesi dagli avvocati LucaGiudetti e Stefano Iucci. Sono state inviduate quali parti offese per il gravissimo infortunio sul lavoro la mamma e la sorella di Daniel Martini e la mamma, la moglie e la figlia di appena 9 anni di Vadym Kachuryn, rappresentate dagli avvocati Dino Lucchetti e Luigi Cardarello.
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