Il caso
25.11.2024 - 19:00
Le dichiarazioni dell'ormai ex pentito Maurizio Zuppardo non sono state ammesse agli atti del processo "Reset" che si sta celebrando, per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario, a carico del sodalizio capeggiato dai fratelli Angelo detto Palletta e Salvatore Travali sotto la guida morale del loro zio Costantino "Cha Cha" Di Silvio, accusato di avere gestito traffici di droga ed estorsioni con l'aggravante del metodo mafioso.
In occasione dell'udienza odierna, il colleggio dei giudici ha infatti sciolto la riserva sulla possibilità che i verbali degli interrogatori sostenuti da Zuppardo venissero acquisiti o meno nel corso del dibattimento. Il caso era stato sollevato in occasione di una delle udienze celebrate nel mese di ottobre, ovvero nel giorno in cui l'ex collaboratore di giustizia era stato chiamato a testimoniare e si era rifiutato di deporre, sostenendo di sentirsi in pericolo in seguito alla scelta, assunta dal Ministero dell'Interno, di revocargli l'assegnazione del programma speciale di protezione, in seguito a una serie di violazioni dei doveri assunti, prima di tutto per la sua inopportuna presenza sui social network con dirette e "dibattiti", oltre agli atteggiamenti irriguardosi nei confronti degli agenti della scorta.
Un fallimento - quello dei magistrati della Dda di Roma che avevano puntato su di lui e sulla base delle sue dichiarazioni avevano persino rivolto pesanti accuse persino contro alcuni appartenenti alle forze di polizia - che coincide con la parabola discendente del fenomeno del pentitismo vissuto negli ultimi anni dalla Giustizia pontina. A questo punto l'attendibilità di Maurizio Zuppardo merita di essere riconsiderata.
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