Un’immagine: la sua, l’unica che conosciamo e che circola. E’ una foto tessera che sembra usurata dal tempo. Era oggi, di un anno fa. Lunedì 17 giugno 2024, le quattro di pomeriggio, come hanno raccontato i testimoni, le carte dell’inchiesta e la primissima parte del processo. Siamo in campagna, a Borgo Santa Maria, nel cuore dell’Agro Pontino, in un’azienda agricola c’è un uomo di origine indiana, un bracciante agricolo senza permesso di soggiorno e senza contratto. E’ il signor Nessuno per l’Italia. O c’è o non c’è, è uguale. Non ha identità. Sia lui che la compagna sono arrivati dall’India, prima erano stati in Campania dove lavoravano nelle stalle con le bufale, fino al nuovo orizzonte a Borgo Bainsizza, dove hanno trovato una casa. Una vita normale ma sgualcita da fatica e diritti mancati.
Lui e lei quel pomeriggio lavorano, parlano pochissimo l’italiano, Satnam indossa una vecchia camicia che ad un certo punto sparisce, viene inghiottita da un telo avvolgi plastica, perde un braccio. Il suo datore di lavoro lo carica su un furgone e lo scarica a casa. Si chiama Satnam Singh e oggi è esattamente trascorso un anno da quell’incidente. Morirà due giorni dopo in ospedale a Roma al San Camillo. La storia di Satnam Singh da un anno la conosce tutto il mondo, ha alimentato il dibattito sul lavoro nero, sui diritti, sullo sfruttamento. Quando l’onda emotiva era diventata travolgente sembrava potesse diventare un nuovo inizio. Ancora non lo è stato, fino a questo momento sembra più una promessa mancata. La morte di Satnam ha portato alla luce il fenomeno dello sfruttamento del lavoro, a intensificare i controlli e di conseguenza ad un aumento di denunce, come confermato anche dagli organi inquirenti. C’è stato un prima e c’è un dopo Satnam. Il dopo è questo, che non è soltanto rievocativo ma serve anche a vedere cosa sia cambiato e con quali modalità. Ricorda bene e non potrà mai dimenticare quel giorno Laura Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latina, che per prima, il 17 giugno di un anno fa, ha divulgato la notizia. «Cosa è cambiato ? Poco, - dice - forse niente, continuano ad esserci segnalazioni di lavoratori in nero, l’ultima risale a mercoledì scorso. Il problema resta - ricorda la sindacalista - c’è il peccato originale del decreto flussi che continua a creare schiavi, non c’è una riforma dell’immigrazione seria ed è un sistema che si continua ad alimentare». La sindacalista osserva anche un altro punto: «Ci sono due milioni del Pnrr, destinati ai braccianti agricoli, non si sa niente di quei fondi e non si capisce che fine abbiano fatto». I problemi restano gli stessi: «Ci sono lavoratori che continuano a vivere e a lavorare in condizioni pietose, la prova è che ogni volta che le forze dell’ordine procedono con un controllo trovano sempre delle irregolarità. Alle forze dell’ordine va un grande plauso ma cosa si fa a livello preventivo?». Tra meno di un mese riprenderà il processo per la morte di Satnam Singh, che vede imputato Antonello Lovato, il suo datore di lavoro accusato di omicidio volontario con il dolo eventuale. Saranno ascoltati molti testimoni, tra cui anche i braccianti agricoli indiani che ricostruiranno cosa è accaduto. Un anno dopo Satnam forse è cambiata la percezione del problema e l’approccio al fenomeno dello sfruttamento del lavoro. C’è più sensibilità, non basta. I controlli ci sono, le altre indagini della Procura avevano portato a contestare nei confronti di Antonello Lovato e del padre altri reati legati allo sfruttamento del lavoro. Un anno dopo Satnam non c’è stata la svolta e neanche l’inizio di un cambiamento culturale, l’unica strada per dare un senso a questo.