Il caso
27.06.2025 - 09:30
Questa è la storia di una possibile violenza, probabilmente di tipo sessuale, che non è stato possibile punire, perché dopo un lungo processo la condizione sociale e psicologica delle persone coinvolte non ha consentito di individuare l’autore e il giovane che era imputato è stato assolto.
E forse per davvero non è stato lui a costringere una bambina di nove anni ad avere rapporti sessuali. Così dice la verità giudiziaria. Il trentenne di Minturno, difeso dagli avvocati Luca Cupolino e Raffaella Somma, è stato assolto con formula piena ma le motivazioni della sentenza raccontano anche altro e rimandano una vicenda di drammatica ed estrema povertà, consumatasi a Minturno tra il 2011 e il 2013 ed emersa solo nove anni dopo quando la vittima si era trasferita in una città dell’Emilia Romagna.
Ad oggi non si sa chi l’ha violentata perché lei si è contraddetta e perché la madre, una donna con pochissima scolarizzazione, provata da varie vicissitudini della vita, ha dichiarato cose abbastanza insensate in aula. E inoltre perché l’unico teste terzo rispetto al contesto familiare, un amico d’infanzia della ragazza oggi ventunenne potrebbe essere stato condizionato dall’esterno.
Si legge nelle motivazioni della sentenza di assoluzione del Tribunale di Cassino: «...qualcosa di inappropriato si è certamente verificato ma non vi è modo di sapere esattamente di cosa si sia trattato e ciò è quanto basta per pervenire all’esito assolutorio».
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