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Il fatto

Dopo mesi in strada e tre rifiuti, il Tribunale gli riconosce la residenza: ora potrà curarsi

Un 40enne di origine indiana, soccorso a gennaio in condizioni gravissime, viveva in strada. Per tre volte gli è stata negata l’iscrizione all’Anagrafe, necessaria per curarsi. Ora il via libera

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Dopo una complicata battaglia legale un uomo che viveva in strada ha ottenuto la residenza anagrafica a Latina, su decisione del Tribunale che era stato adito dall’associazione «Avvocato di strada». La richiesta di iscrizione all’elenco dell’Anagrafe comunale era stata rifiutata  ben tre volte per un cortocircuito burocratico. «Il Tribunale di Latina ha accolto la nostra richiesta ed ha finalmente concesso la residenza anagrafica ad un nostro assistito in gravissime condizioni di salute. Finalmente potrà curarsi e potrà provare a ricostruirsi una vita», dicono i responsabili dello sportello di Latina dell’Associazione, aperto circa un anno e mezzo fa. 
«Nel gennaio 2025 il nostro assistito viene ritrovato in strada in condizioni gravissime, e senza documenti: è in stato semicosciente, non parla, non muove né le gambe né la mano destra e ha gravi escoriazioni sul viso. Non si capisce davvero come potesse stare in strada in quelle condizioni e come avesse fatto a sopravvivere», sottolinea l’avvocato Emanuele Petracca, coordinatore di «Avvocato di strada Latina». E’ lui il  legale che ha portato avanti la battaglia in tutti questi mesi.
«Le assistenti sociali, che lo hanno seguito con estrema cura sin dall’inizio, riescono a farlo ricoverare in Ospedale, dove purtroppo gli vengono amputate le gambe e le falangi della mano destra e dove si scopre che ha una malattia autoimmune che si trasmette al tocco della pelle. Grazie all’aiuto della polizia la persona viene identificata: ha poco più di 40 anni, viene dall’India e si riesce subito a fargli ottenere il permesso di soggiorno per motivi di salute e un codice fiscale provvisorio. Però, per le cure successive di cui il nostro assistito avrebbe avuto bisogno (Ricovero in RSA, Progesi, Fisioterapia, etc) era evidente che sarebbe servita anche la residenza anagrafica nel Comune di Latina. Qui però – sottolinea Petracca – arrivano i primi intoppi. Chiediamo ben tre volte la residenza anagrafica e per tre volte ci viene rifiutata. I mesi passano ma ci viene risposto che il permesso di soggiorno non è un documento di riconoscimento valido, anche se le generalità della persona sono state accertate dalla Polizia. Facciamo presente quanto sia paradossale quello che sta succedendo, – prosegue Petracca – ma il Comune per tutta risposta ci suggerisce di chiedere all’ambasciata indiana un passaporto per il nostro assistito. Una procedura senza possibilità di successo, sia per la situazione oggettiva dell’assistito, costretto in un letto, sia per le lentezze burocratiche e sia per l’impossibilità da parte dell’autorità diplomatica di reperire comunque un documento di riconoscimento che gli sarebbe servito per poter emettere un altro passaporto. A quel punto, come già fatto in passato dalla nostra associazione in casi simili, abbiamo proposto un ricorso d’urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile.

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