L'iniziativa dell’AIPU in collaborazione con cittadini, ricercatori e Università Federico II raccoglie campioni di acqua e sabbia per mappare la presenza di microplastiche
Riparte dal Golfo di Gaeta la campagna di monitoraggio delle microplastiche MICROMAR, dell’Associazione Internazionale Progetti Ulisse AIPU, che collabora con cittadini, ricercatori e Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Dipartimenti di Chimica e DiStar. Ha come obiettivo la raccolta e l’analisi di campioni d'acqua in mare, e sabbie per mappare la presenza di microplastiche microfibre. I rifiuti di plastica si scompongono spesso in micro e nanoplastiche che entrano nel corpo umano attraverso l'acqua, il cibo e la respirazione.
Diversi studi avevano già evidenziato la presenza di microplastiche nei tessuti e nei fluidi corporei umani e invocato un approccio precauzionale alla diffusione delle plastiche. La campagna si è svolta anche negli anni passati e prevede la partecipazione attiva di volontari che sollecitati, possono inviare campioni per le analisi, e la divulgazione scientifica. Un sito(micromar.org) contiene dati e indicazioni sul fenomeno. « Nel frattempo a Ginevra si sta concordando un trattato per sconfiggere l'inquinamento da plastica, è il primo passo verso il futuro. - sostiene il biologo marino Adriano Madonna responsabile scientifico di AIPU - I rifiuti di plastica stanno soffocando i nostri mari i nostri laghi, danneggiando la fauna selvatica e minacciando la salute umana. Un Trattato sulla plastica è efficace e determina soluzioni e misure globali che affrontino l'intero ciclo di vita della plastica».
«Questo è più di un semplice problema ambientale: è una sfida globale che richiede un'azione urgente e collettiva - aggiunge Luigi Valerio Presidente dell’AIPU - L’inquinamento da plastica è già presente in natura, nei nostri mari e persino nei nostri corpi. Se continuiamo su questa strada, il mondo intero annegherà nell'inquinamento da plastica, con conseguenze enormi per la nostra salute, economica e umana. Si ricomincia nel golfo di Gaeta, per poi estenderlo in altre aree regionali e nazionali attraverso la raccolta di campioni d'acqua da parte di cittadini volontari»