La Procura di Latina ha chiesto il giudizio immediato per l’inchiesta Satnam, bis dove viene contestato il caporalato. La prima udienza per Renzo Lovato e il figlio Antonello, i due imprenditori agricoli imputati in una costola del procedimento per la morte del bracciante agricolo,è a novembre in Tribunale. I reati contestati: intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro pluriaggravato. L’indagine - condotta dal pm Marina Marra - ha portato nel gennaio del 2025 all’emissione dei provvedimenti restrittivi firmati dal gip Barbara Cortegiano nei confronti di Antonello Lovato (in carcere per l’omicidio del bracciante) e del padre che si trova agli arresti domiciliari.
Erano stati i Carabinieri della Compagnia di Latina a fare piena luce su quello che era accaduto nelle aziende della famiglia Lovato a Borgo Santa Maria. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Mario Antinucci, Stefano Perotti e Valerio Righi. In base a quanto ricostruito nelle carte dell’inchiesta, i braccianti agricoli prendevano 5 euro e 50 centesimi all’ora e i turni di lavoro potevano arrivare a 8 e 9 ore al giorno. La posizione dei braccianti scoperti nel corso dell’indagine era irregolare e quando sono stati ascoltati dagli investigatori hanno riferito di aver lavorato senza contratto per 8 ma anche 9 ore al giorno e sette giorni su sette senza riposo settimanale e senza straordinari.
Gli investigatori inoltre hanno ricostruito che non avevano i servizi igienici ed erano sprovvisti dei dispositivi individuali di sicurezza. «I loro bisogni corporei venivano fatti nei campi», hanno annotato gli investigatori che avevano contestato una serie di violazioni in materia di sicurezza sul lavoro.