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Il caso

Ibi ritira i licenziamenti, almeno per il momento

Passo indietro dopo l’iniziale chiusura del reparto Sintesi: i sindacati chiedono il reintegro dei lavoratori ancora in CIGS

IBI verso la chiusura del reparto Sintesi: 23 lavoratori a rischio

Dopo settimane di tensione, arriva una prima svolta nella vertenza IBI Lorenzini. Le organizzazioni sindacali FILCTEM-CGIL e FEMCA-CISL rendono noto che la direzione aziendale ha ritirato la procedura di licenziamento collettivo avviata in seguito alla chiusura del reparto Sintesi dello stabilimento di Aprilia, azzerando così – almeno per il momento – gli esuberi dichiarati. La decisione è arrivata dopo una fase di confronto sindacale che aveva visto i rappresentanti dei lavoratori rifiutare di firmare l’accordo proposto dall’azienda, ritenendolo «non sufficiente a garantire adeguate tutele occupazionali e carente di prospettive». Prima del ritiro della procedura, IBI Lorenzini aveva attivato una Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) per cessazione di attività, che interessa tutti i lavoratori del reparto chiuso fino al 31 dicembre prossimo, e successivamente aveva aperto la procedura di licenziamento per 14 dipendenti. Grazie alla posizione «ferma e coerente» delle organizzazioni sindacali, la direzione ha quindi deciso di fare un passo indietro prima ancora della convocazione ufficiale da parte della Regione Lazio. Ora, spiegano FILCTEM e FEMCA, l’obiettivo è quello di ricollocare i lavoratori in CIGS all’interno degli altri reparti produttivi.
«La nostra posizione è stata chiara sin dall’inizio: nessun lavoratore deve essere lasciato indietro», ha dichiarato Antonio Parente, segretario generale della FILCTEM-CGIL di Latina. «La decisione aziendale di ritirare i licenziamenti è un passo nella direzione giusta, ma ora serve un impegno concreto per il reintegro occupazionale e la valorizzazione delle professionalità interne. La vertenza IBI è il simbolo di come la responsabilità sociale d’impresa debba tradursi in scelte reali di tutela del lavoro». Sulla stessa linea Elisa Bandini, segretaria generale della FEMCA-CISL di Latina, che sottolinea come la cassa integrazione non possa rappresentare la soluzione finale: «La CIGS non può essere la soluzione definitiva. Abbiamo chiesto all’azienda di aprirsi al dialogo e di utilizzare ogni spazio disponibile per ricollocare i lavoratori nei reparti ancora attivi. La FEMCA-CISL continuerà a vigilare perché siano rispettati i diritti e la dignità di chi, con impegno e professionalità, ha contribuito per anni alla produzione e alla crescita dello stabilimento di Aprilia». Ad oggi, i lavoratori del reparto Sintesi restano formalmente dipendenti dell’azienda, anche se ancora sospesi in CIGS per cessazione. Le due organizzazioni sindacali ribadiscono il loro impegno a proseguire il confronto con la direzione aziendale e con le istituzioni per individuare soluzioni industriali e occupazionali concrete in grado di garantire il futuro dello stabilimento e dei suoi addetti.

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