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Il caso

Scandalo patenti: tra gli indagati due candidati

Soldi in cambio dell'aiuto per superare l'esame. In 8 rischiano il processo

Scandalo patenti: tra gli indagati due candidati
La Procura ha chiuso tutti gli accertamenti dell’inchiesta sullo scandalo delle patenti e ha notificato l’avviso di conclusione indagini per 8 persone. Sono accusate a vario titolo di associazione per delinquere, due indagati sono dei candidati che - in base all’accusa - hanno pagato per superare l’esame. 
 «Hanno organizzato una struttura dedita alla sistematica falsificazione degli esami utilizzando sistemi di comunicazioni a distanza con impulsi,  grazie anche all’ausilio di una micro telecamera di cui venivano dotati i candidati a cui gli indagati  erano in grado di garantire l’ingresso nella sala degli esami con tutta la strumentazione necessaria e suggerire in questo modo le risposte in tempo reale». 
I fatti  da gennaio a giugno del 2023. E’ emerso che un candidato ha pagato una somma di denaro non esattamente quantificata ma che è compresa tra i 3000 e i 3500 euro versati a uno degli indagati, un dipendente della Motorizzazione per alterare l’esito dell’esame di guida.  A gennaio erano state eseguite le misure restrittive a Latina, gli indagati sono tutti in libertà.
Nell’inchiesta erano stati coinvolti Carmine Omaggio e Salvatore Amore, soci e titolari di una autoscuola in provincia di Napoli che rifornivano i colleghi di Latina dell’apparecchiatura elettronica indossata dai candidati durante l’esame.  Claudio Caiani, titolare di una autoscuola e  Antonio Villani, dipendente della Motorizzazione di Latina che ricoprivano il ruolo di organizzatori, Giovanni Chiariello, titolare e gestore di una autoscuola   e Adrian Dinu, addetto alla vigilanza negli uffici della Motorizzazione che dietro compenso permetteva l’accesso ai nominativi segnalati dai titolari delle autoscuole.

Il Riesame aveva derubricato il reato di falso contestando la violazione della legge del 19 aprile del  1925 che punisce chi copia ad un concorso e in particolare riguarda: «la repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, titoli», come nel caso della patente. Secondo i magistrati per il plagio non erano necessarie le intercettazioni che di conseguenza erano state  ritenute inutilizzabili. Il Riesame aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa  dal giudice Barbara Cortegiano per 4 dei 15 capi di imputazione contestati. 

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