Arriva “confezionata” direttamente dall’ufficio stampa del Latina Calcio la prima intervista ufficiale di Mario Somma da allenatore nerazzurro. Non ci sarà conferenza stampa. Come a dire, non c’è tempo e voglia da parte di qualcuno, evidentemente, di rispondere alle domande dei giornalisti, con una scelta che lascia gli addetti ai lavori perplessi e che, di sicuro, non è dipesa dal desiderio di sottrarsi da parte di chi, come Somma, è a dir poco avvezzo a microfoni e telecamere. 

Un’occasione persa, insomma, che sarebbe invece servita a dare giusto risalto ad un evento che potrebbe risvegliare l’amore per questa squadra in un periodo di freddezza generale nei confronti dell’ambiente nerazzurro. Ma non una novità per una società che, tanto per fare un esempio, non ha mai nemmeno comunicato l’arrivo di Pietro Leonardi, colui che, quindici giorni fa, è diventato ufficialmente il nuovo direttore generale del Latina. Restano comunque significativi alcuni passaggi della lunga intervista rilasciata dall’allenatore attraverso la nota della società:


«Dire che inizio con grande entusiasmo è riduttivo. Quando ho intrapreso la carriera da allenatore avevo due grandi ambizioni: guidare la Salernitana, per il mio trascorso da giocatore, e naturalmente il Latina, la squadra della mia città. Per quanto riguarda la prima, ci sono quasi riuscito; spero che con la seconda vada molto meglio».


Cosa significa per lei allenare il Latina?
«Innanzitutto sono convinto che questo sia il momento giusto per farlo, un momento in cui ho raggiunto la maturità necessaria per vivere questa esperienza nel modo ideale: intendo dire che l’esperienza accumulata mi è servita per poter guidare, adesso, il Latina. Anche in passato c’erano state situazioni che mi avevano portato vicino ad allenare nella mia città, nessuna di quelle, però, era quella giusta. Ora, invece, è diverso; posso vivere questa esperienza con la forza necessaria. Da ragazzo facevo il raccattapalle al Francioni, ho pianto in tribuna quando il Latina ha vinto i playoff contro il Pisa e conquistato la serie B: allenare la squadra nerazzurra rappresenta il massimo. Ora ho età ed esperienza giuste per essere profeta in patria».

Cosa si sente di promettere?
«Promesse nel calcio non vanno fatte, o meglio non vanno promessi traguardi ed obiettivi. Quello che posso garantire è un Latina che scenderà in campo per onorare questi colori, l’attaccamento alla maglia, il massimo impegno, lavoro, tanto lavoro».


Che squadra è il Latina?
«Sicuramente un’ottima squadra, in crisi di risultati ma non di prestazioni ed impegno. Consentitemi di spendere qualche parola per Mark Iuliano, al di là del lavoro a lui mi lega una forte amicizia che risale ai tempi della Salernitana. La vita dell’allenatore è particolare: farà una grande carriera».


Cosa cambierà nello staff?                                                                                                                                      «Con me arriverà Andrea Chiappini che farà parte dello staff».

Ha già in mente come farà giocare la squadra?
«Adesso no. Forse farò la difesa a quattro, sul resto lavoreremo in questi giorni. In rosa ci sono parecchi giocatori che conosco, tra loro ricordo con particolare affetto Calderoni, che ho fatto esordire in prima squadra».


Una bella responsabilità?
«Sicuramente, ma non mi spaventa. Mi stimola. Ci tengo a ringraziare la società per avermi affidato questo incarico: per me si tratta di una grandissima opportunità. Mi dispiace non trovare il più grande tifoso del Latina, Ugo Masullo: lui sarebbe stato felice per me».