Quell’assenza così ingombrante non poteva che riservare grosse novità in casa Latina. I giocatori, forse per non dare troppo nell'occhio, stavano lavorando sul campo “B” della Fulgorcavi senza Mark Iuliano, mentre un gruppetto sparuto di una decina di tifosi iniziava ad interrogarsi su che fine avesse fatto l’allenatore cosentino. Intorno alle 16 è arrivata puntuale l’ufficialità da parte della società, a sgombrare il campo da qualsiasi dubbio. Poche righe, quelle diramate dal club di Piazzale Prampolini attraverso una nota, per dire addio al mister arrivato dieci mesi fa e tra i maggiori artefici della salvezza dei nerazzurri nella scorsa stagione in Serie B.

Decisione sofferta e maturata nella mattinata di ieri, proprio mentre la dirigenza iniziava a parlare con quello che sarà il nuovo tecnico dei nerazzurri, Mario Somma. Per Iuliano finisce così una stagione nata male e finita nell’unico modo in cui poteva finire viste le premesse. Un rapporto, quello tra il campione ex Juve e alle prime armi in qualità di allenatore, nato quasi per caso sulle splendide spiagge delle Maldive, ormai un anno e mezzo fa,quando, durante le vacanze natalizie,il presidente Maietta fu colpito evidentemente dal carisma dell’uomo prima che dalle capacità di un tecnico con poca esperienza sulle spalle, reduce dall'avventura con gli Allievi Nazionali del Varese. 

Un’amicizia che sfociò di lì a poco in rapporto professionale, quando Maietta in persona decise di affidargli la panchina Primavera. Nella scorsa stagione, mentre i nerazzurrini volavano,la prima squadra sprofondava sotto le gestioni di Beretta e Breda. Galeotte, ancora una volta, furono le vacanze. E, tra mille interrogativi, la società decise il 4 gennaio 2015 di provare il colpo a sorpresa scegliendo la soluzione interna e scegliere proprio Iuliano per sostituire Breda. Scommessa vinta, visto che il mister fu capace di portare quella ventata di novità buona per dare una scossa definitiva all'ambiente e condurre la squadra alla salvezza. Ma il calcio, si sa, è fatto di cicli.

E quello di Iuliano, evidentemente, si era esaurito lì. Il tecnico cosentino,all’inizio di questa stagione si era guadagnato sul campo la riconferma. Ma, alla terza rottura, lo strappo è diventato insanabile. La cronistoria del rapporto burrascoso della stagione attuale è infatti cosa nota. Il primo sgarro era arrivato dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia ed una squadra che non aveva mai convinto in amichevole prima dell’inizio del campionato. Poi un nuovo bivio, alla settima giornata, quando la vittoria di Modena fu l’inizio di un mini-ciclo positivo che aveva proiettato i nerazzurri addirittura in zona playoff, diradando le nubi grigie all’orizzonte. 

Stagione nata male. Ma non era bastato. Il presente, infatti, parla di due sconfitte consecutive che hanno dilapidato in un “amen” le sicurezze costruite fin qui da un allenatore che, sicuramente, avrebbe meritato ancora una chance. Sì, perché Iuliano sembra aver pagato colpe non esclusivamente sue. Alla base del calo di rendimento nerazzurro c’è innanzitutto una preparazione fisica inadeguata, che, dopo undici giornate, paga evidente dazio nei confronti degli avversari.Ma checi fossero due modi di vedere differenti tra tecnico e società era parso evidente sin da inizio stagione e in fase di mercato. Il mister, che stava preparando un’evoluzione del suo 4-3-3, aveva chiesto un trequartista che non è mai arrivato.

Un cambio di modulo obbligato dopo una preparazione intera svolta con un altro tipo di impostazione che portò a qualche inevitabile scompenso. Stesso discorso per lo staff tecnico che fu imposto a Iuliano. Tra gli episodi chiave la cacciata, nel silenzio generale, del suo secondo Michele Mignani, che pure aveva svolto tutta la preparazione in quel di Cascia. Insomma, i sentori che la stagione fosse nata sotto una cattiva stella, c'erano sin dalle origini di un’annata che segna un altro storico cambio di rotta da parte del club nerazzurro che, come spesso accaduto in passato, ha stupito tutti.