Confisca dei beni per i caporali e chi se ne serve. E' la proposta di legge allo studio del governo contro lo sfruttamento dei braccianti in agricoltura. Lo ha detto il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina pochi minuti fa a Piazza Pulita. Il ministro ha visto lâinchiesta sullo sfruttamento dei braccianti stranieri nellâAgro Pontino. La giornalista è tornata dopo una settimana a Sabaudia, dove aveva trovato indiani vivere in una baracca in 20, per 100 euro a persona al mese, ricevendo anche un'aggressione. Questa volta le riprese si sono girate in notturna: alcuni braccianti, in gran parte indiani, stavano lavorando al buio, ore 1:30 di notte. Raccoglievano zucchine. Come la scorsa puntata, sotto la pioggia i braccianti si recano al lavoro, anche nella giornata del primo maggio, cioè ieri, partendo prestissimo con le biciclette dalle loro abitazioni.
In studio il ministro Martina ha promesso riforme e pugno duro. âStiamo lavorando a strumenti in grado di colpire i patrimoni del caporalato e degli imprenditori che lo appoggiano, con una confisca molto simile a quella che si usa per le mafieâ, ha dichiarato. Ha poi annunciato strumenti a tutela dei lavoratori come il "fondo anti-tratta" per emanciparsi da eventuali ricatti, e un piano di accoglienza per il lavoro stagionale âper evitare il crearsi di questi ghettiâ.
Martina ha preso lâimpegno di tornare a rendicontare le attività di governo a brevissimo.
Lâinchiesta di La7 della scorsa settimana ha creato dunque rumore, specialmente dopo lâaggressione subita dalla giornalista da parte di alcuni imprenditori. Il video ha fatto il giro del web. Intanto nei giorni scorsi un comunicato congiunto di singoli agricoltori, Cia e Confagricoltura, aveva rifiutato lâappellativo di sfruttatori associato alla categoria. E Se la sono presa contro la Grande distribuzione.Â
«Siamo un motore di crescita, altro che sfruttatori», hanno scritto in un documento durissimo che condanna la generalizzazione fatta in queste ultime settimane delle aziende pontine che operano in agricoltura, «descritte indistintamente come fonti di sfruttamento del lavoro dei braccianti». «Le nostre aziende - scrivono - hanno rappresentato e rappresentano luoghi di lavoro in cui quotidianamente trovano occupazione e prospettive di vita nuovi e vecchi cittadini italiani, così come i lavoratori stagionali. E allo stesso tempo è giusto sottolineare come la crisi del comparto ortofrutticolo si faccia sentire sempre con maggiore forza. Non ci stiamo a rimanere schiacciati tra mercato ed etica del lavoro, quando troppe volte i nostri prodotti hanno concorrenti provenienti da altri Paesi. Sullo scaffale dei supermercati ci sono prodotti che di etico hanno ben poco. Se la grande distribuzione dimezza il prezzo di acquisto dei nostri prodotti e lo fa in nome del mercato, allora noi proponiamo di aprire la trattativa sul prossimo contratto sul mercato del lavoro alla metà delle tariffe. Non accettiamo di venire etichettati per quello che non siamo. Gli errori e lâabominio di pochi non può essere utilizzato in modo strumentale per legittimare una campagna stampa falsa e sediziosa. Allo stesso tempo, però, ribadiamo con forza la necessità di risposte. La crisi e la contrazione del reddito richiedono unâassunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, non possiamo essere gli unici a pagare di fronte a logiche dettate dalla grande distribuzione che dimezzano i prezzi e inondano il mercato di prodotti».