Porta la data del 21 maggio quel documento firmato dai candidati sindaco Davide Lemma, Giovanni Chiarato, Alessandro Calvi, Orlando Angelo Tripodi, Salvatore De Monaco e Nicola Calandrini. Una sigla su una sorta di patto, anzi su un impegno solenne con i cittadini, così viene definito, con cui i candidati firmatari si impegnano a "promuovere e favorire - come si legge nel documento - la famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna naturalmente orientata all'accoglienza e alla protezione dei figli in particolare fornendo servizi per incentivare la formazione di nove famiglie e la piena realizzazione della maternità e della paternità".  Questo uno dei passaggi rispetto al documento che non è stato invece sottoscritto dai candidati Marilena Sovrani, Damiano Coletta, Enrico Forte.

Nel documento in realtà c'è molto di più ed un passaggio riguarda anche le scuole. E' quello in cui i candidati si impegnano a non promuovere progetti nelle scuole "fondati sulle teorie di genere". Tra gli obiettivi anche quello di "tutelare il rispetto del valore della vita dal concepimento alla morte naturale" poi nel documento si fa più volte riferimento a forme di assistenza e di iniziative nel sociale per promuovere gli intenti già espressi dai firmatari e sostenere le famiglie che magari si trovano in momenti difficili. I toni sono chiari ed a Latina la politica si spacca e non solo. 

La situazione non è semplice e c'è aria di protesta. Questo anche in considerazione del fatto che, com'è noto il 25 giugno a Latina arriverà il primo Pride per le persone lesbiche, gay e trans a livello regionale. L'evento, aperto a tutta la popolazione, vuole portare nelle province del Lazio i temi lgbt e sensibilizzare a combattere l''omofobia. Diversi sono, infatti, gli episodi di discriminazione riscontrati nelle province laziali anche attraverso le segnalazioni al numero verde Gay Help Line 800 713 713. Tra le parole d'ordine della manifestazione dell'orgoglio gay "avremo - hanno fatto sapere dall'organizzazione - Liberiamo Latina dalla discriminazione. Uno slogan che abbiamo lanciato in rete il 25 maggio, giorno della liberazione di Latina dal Nazi-Fascismo".  Un evento che ha un forte valore simbolico anche in considerazione delle segnalazioni arrivate al numero verde gay help. Un impegno quello contro l'omofobia e le discriminazioni che ha visto anche l'impegno dell'associazione Gay Center, di Sei Come Sei, che opera sul territorio di Latina, di Azione Trans, Arcigay e ArciLesbica. "Abbiamo incontrato nel Lazio migliaia di studenti. Molti hanno raccontato episodi di discriminazione e violenza". Hanno fatto sapere. Episodi che spesso non vengono denunciati e che sono sono l'inizio di situazioni che possono diventare più pericolose e profondamente segnate dall'intolleranza. A tutto questo da Latina si vuole dire no.

Sul documento e sulla posizione degli organizzatori del Pride a Latina interviene però anche Comitato Difendiamo i Nostri Figli, attraverso Emmanuele Di Leo. "il documento in questione da noi presentato - fa sapere -  non ha nulla di 'anti gay' ma è semplicemente un documento d’impegno in favore delle politiche familiari. Famiglia intesa, come previsto dalla Costituzione della Repubblica italiana, come società naturale fondata sul matrimonio (art. 29 della Costituzione). Un documento, quello da noi sottoposto e firmato da alcuni candidati sindaco, che si basa sull’art. 16 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani , che descrive la famiglia come il nucleo naturale e fondamentale della società con diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato. Documento che richiama l’art. 31 della Costituzione della Repubblica Italiana, che agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo. Documento che richiama lo Stato, nell’esercizio delle funzioni che assume nel campo dell’educazione e dell’insegnamento, deve rispettare il diritto dei genitori di assicurare tale educazione e tale insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche (art. art. 2, Prot. Addiz. n°1 Convenzione Europea dei Diritti Umani ). Documento che, secondo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art. 26 c.3), ribadisce che i genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli. Quindi nulla a che vedere con i tanto discussi diritti civili. Apprendiamo anche . continua Di Leo  -  sempre dalla dichiarazioni degli esponenti delle associazioni promotrici del Lazio Pride che: 'tra le parole d'ordine della manifestazione dell'orgoglio gay avremo Liberiamo Latina dalla discriminazione. Uno slogan che abbiamo lanciato in rete il 25 maggio, giorno della liberazione di Latina dal Nazi-Fascismo'. Riteniamo che è un allusione con un motto un po troppo ipocrita visto che è evidente dai loro comunicati che tutto quello che viene percepito come potenzialmente non conforme alla loro agenda politica, riceve da questi signori lo stereotipo di omofobia, vera e propria ossessione di una dittatura del pensiero unico. Liberare quindi Latina? Da chi? - conclude Di Leo, membro del direttivo del Comitato Nazionale Difendiamo i Nostri Figli e tra i promotori dei due Family Day romani di giugno e gennaio scorsi -  Il documento sottoposto e firmato da alcuni candidati sindaco lo scorso 21 maggio, presso il Circolo cittadino di Latina è stato promosso dalle associazioni locali di Generazione Famiglia la Manif Pour Tous, dall’Associazione 'Non si tocca la Famiglia, dall’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti di Latina (UCID), dal Centro Aiuto alla Vita di Latina, dall’Associazione Italiana Genitori di Latina (AGE), in collaborazione con il Comitato Nazionale Difendiamo i Nostri Figli". Da entrambe le parti si parla quindi di rispetto e di diritti. La sensazione è che comunque la polemica sia appena iniziata e che a Latina, una città in cui i nervi sono da tempo molto tesi per molteplici vicende, possa aggiungersi un'altra querelle al vetriolo che potrebbe sfociare anche in proteste.Â