Un conto sono i principi che si hanno a livello personale, altra cosa sono però le barriere. Eâ questa la posizione del candidato sindaco Marilena Sovrani che spiega le motivazioni che lâhanno portata a non aderire al patto sottoscritto lo scorso 21 maggio da altri candidati finalizzato a "promuovere e favorire la famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donnaâ. Si torna a parlare del rischio pregiudizio in un momento in cui a Latina la polemica si è accesa non solo per la sottoscrizione del patto ma anche per lâorganizzazione di un gay pride che si terrà il prossimo 25 giugno. La Sovrani interviene, del resto la campagna elettorale è agli sgoccioli ed una questione come questa sta mettendo alla prova anche i candidati.  âRispondo â commenta la candidata a sindaco -  a quanti mi hanno chiesto in questi giorni perché non abbia firmato il documento che individua nella famiglia eterosessuale lâunica unione riconoscibile secondo lâottica cristiano-cattolica. La mia posizione personale è quella che ho sempre dichiarato: sono una donna eterosessuale e cattolica, credo nel significato etico, tradizionale, cattolico della famiglia e secondo questi dogmi ho vissuto la mia vita fino ad oggi. Intimamente però sento che la firma di un Patto equivalga allâinnalzamento di una barricata e, nei fatti, di una discriminazione nei confronti di chi ha necessità diverse dalle mie. Sono contraria ad ogni forma di intolleranza, di discriminazione, di emarginazione sociale a causa della mia âforma mentisâ, dellâeducazione che ho ricevuto e soprattutto del lavoro che ho svolto in questi anni attraverso numerose forme di volontariatoâ. La candidata però si spinge oltre e sottolinea quelli che sarebbero dei controsensi. âNon faccio â continua -  come Tripodi che firma il Patto e dice contestualmente: âSono contrario ad ogni forma di discriminazioneâ perché lâespressione cerchiobottista evoca scelte originate dallâopportunità più che dalla convinzione. Mi chiedo se anche gli altri firmatari candidati (Calvi, Calandrini, Savastano, Tripodi, Chiarato, Lemma) abbiano assunto posizioni così intransigenti per garantirsi i voti di una fetta di elettorato o se invece siano stati mossi da spinte emotive ragionate. Ponendo una firma, di fatto compiono una scelta, quella di non riconoscere la libertà espressiva altrui. E come commentare il giudizio âcassazionistaâ di quel candidato che dice: âNon celebrerò mai un matrimonio gay?â Di fatto dimostra di non poter svolgere un buon lavoro come sindaco. Un primo cittadino deve rispettare lâarticolo tre della Costituzione (articolo non presente nel Patto sottoscritto), secondo il quale tutti i cittadini italiani sono uguali davanti alla legge. Le evoluzioni sociali non possono essere sottaciute e rimosse o peggio bocciate perché non in linea con le regole mentali canoniche. Se diventassi sindaco celebrerei un matrimonio gay perché questo rientrerebbe nei miei doveri e perché me lo impone la legge. Rispettare la legge ma rispettare anche gli altri esseri umani. Papa Francesco ha detto: chi sono io per giudicare?â.Ed ora si attendono risposte dagli altri candidati che comunque sono stati chiamati in causa.Â
Sovrani: "se diventassi sindaco celebrerei un matrimonio gay"
Sovrani: "se diventassi sindaco celebrerei un matrimonio gay"
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