E’ stato assolto perchè il fatto non sussiste. E’ questa la pronuncia del Tribunale. Guido Di Fazio, ex vice presidente del Consorzio di Bonifica, uno degli imputati del processo dell’ex Orsal, aveva rinunciato alla prescrizione e ieri è uscito definitivamente di scena da questa vicenda per abuso d’ufficio. Stesso discorso per Riccardo Spagnolo, difeso dall’avvocato Renato Archidiacono. Nei confronti di Di Fazio, il pubblico ministero Gregorio Capasso, titolare del fascicolo, aveva chiesto otto mesi di reclusione, poi ieri pomeriggio il Collegio Penale ha assolto l’uomo, difeso in questo procedimento dall’avvocato Luca Giudetti.
Ieri è terminata una vicenda che risale a quasi tredici anni fa e che aveva portato il titolare del fascicolo a contestare il reato di abuso d’ufficio oltre che per Di Fazio anche per l’ex presidente del Consorzio di Bonifica Riccardo Spagnolo e poi anche l’ipotesi di falso. Per conoscere le motivazioni del dispositivo emesso dai giudici Pierfrancesco de Angelis, Silvia Artuso e Fabio Velardi, ci vorranno novanta giorni.
La pubblica accusa nel corso delle battute finali del processo, aveva presentato in udienza anche una integrazione probatoria in merito alla cessione dei diritti di credito azionati nella causa civile e la difesa di Di Fazio aveva portato in aula anche l’interrogatorio del proprio assistito. Il processo che ieri si è concluso in Tribunale, riguarda l’area di viale XVIII dicembre lungo la circonvallazione a Latina, venduta dal Consorzio di Bonifica ad un privato per 350mila euro giusto pochi giorni prima di una sentenza del Tribunale per una causa tra il Consorzio e il Comune di Latina. I fatti contestati, come aveva scritto il pubblico ministero, nel capo di imputazione erano avvenuti tra l’8 gennaio e il 18 marzo del 2004. «Riccardo Spagnolo e Guido Di Fazio, delegati alla vendita dell’area, avevano aderito all’offerta inducendo gli altri componenti del Cda a deliberare a favore del titolare della Lepanto la vendita diretta dell’area ex Orsal (12mila metri quadrati) per cui pendeva - aveva scritto il pm nel capo di imputazione - un giudizio civile tra il Comune e il Consorzio, procurando intenzionalmente un vantaggio patrimoniale al titolare della Lepanto a danno del Consorzio e del Comune, cedendo il valore dell’area per 350mila euro quando il valore del bene era almeno il doppio, come sostenuto da una sentenza del Tribunale civile di Latina del 2005». Adesso sulla storia dell’ex Orsal è stata messa definitivamente la parola fine ed è calato il sipario.