La Procura di Latina ha chiuso l’inchiesta e ha messo la parola fine alle indagini che avevano portato alla denuncia di una impiegata di Poste Italiane, residente nel capoluogo pontino, indagata a piede libero con l’accusa di truffa.
Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, la dipendente ha approfittato dei permessi relativi alla Legge 104 e invece che accudire il papà andava in vacanza o si dedicava al benessere con delle sedute per dei trattamenti fisici. Adesso il magistrato inquirente disporrà la citazione diretta a giudizio per la donna che secondo quanto ipotizzato invece di stare vicino al genitore che ha 80 anni e che è affetto da disabilità si svagava a suo piacimento. In base a quanto accertato dalla polizia postale che aveva diretto le indagini, in realtà la donna sarebbe stata in vacanza a Bruxelles per tre giorni e a più riprese ha approfittato dei permessi per interessi privati.
L’indagine condotta dagli investigatori diretti dal sostituto commissario Tiziana Fiorani, ha consentito di contestare l’ipotesi di un raggiro ai danni dell’Ente. Gli investigatori avevano scoperto una serie di irregolarità grazie anche a dei pedinamenti e ad una serie di controlli senza destare troppo nell’occhio con cui avevano accertato le condotte considerate illegali dell’impiegata nei cui confronti è stata messa la parola fine in merito agli accertamenti.
«Attraverso le tradizionali attività di indagine, supportate da quelle più specificamente tecniche - fa sapere la Questura di Latina in una nota - gli investigatori hanno però scoperto tutta una serie di irregolarità, compresi anche i trattamenti di bellezza in un centro estetico del capoluogo pontino». Nei confronti della dipendente di Poste Italiane è scattata una denuncia a piede libero con l’accusa di truffa». La dipendente, che rischia la reclusione da 1 a 5 anni, è stata immediatamente sospesa dal servizio come è previsto sempre in questi casi.
La legge 104 entrata in vigore nel 1992 con una modifica nel 2003 riguarda anche i lavoratori che assistono un familiare che vive in una situazione di gravità estrema e possono utilizzare di tre giorni mensili a patto che il disabile sia parente o affine entro il terzo grado. La donna è difesa dall’avvocato Reale, scontato che in aula tra accusa e difesa sarà una vera e propria battaglia.