Come ogni organizzazione criminale che si rispetti, anche quella sgominata dall’operazione Don’t Touch spaziava dallo spaccio di droga alle attività imprenditoriali. Anzi, le indagini della Squadra Mobile hanno rivelato che il traffico di stupefacenti, ma anche l’usura legata allo spaccio, rappresentavano un filo conduttore tra le due fazioni del sodalizio, o meglio un’eredità che le due generazioni si sono tramandate. Una vera e propria scuola, il controllo della strada, necessaria per salire di rango. 

La ricostruzione compiuta dal pool di investigatori non sta a significare che attualmente ci sia un legame diretto tra l’attività di spaccio e quella imprenditoriale, ma appare chiaro che i vertici del sodalizio crescendo hanno abbandonato il controllo degli stupefacenti riciclando i loro profitti. E lo hanno fatto dopo avere delegato lo spaccio ai più giovani. La storia criminale del capoluogo ci riporta alla mente le gesta di Costantino Di Silvio detto Cha Cha e Gianluca Tuma - oggi considerati al vertice del moderno sodalizio -quando negli anni ‘90, non ancora trentenni, erano considerati l’ala militare di un’organizzazione dedita proprio al traffico di droga e allo spaccio in città. 

Cha Cha e Tuma,come ricordandogli uomini del vicequestore aggiunto Tommaso Niglio, da giovani insieme a Giuseppe Travali «hanno fatto parte di un gruppo dedito al traffico di stupefacenti, al cui vertice vi erano i fratelli Giordano, Giovanni e Filippo». Che loro siano gli eredi di quei personaggi lo proverebbe l’attaccamento per Giovanni, che Costantino Di Silvio, durante una conversazione intercettata dalla polizia,definisce addirittura“papà”. E la morte di Giordano, proprio durante le indagini, è l’occasione per vedere uniti tutti gli esponenti dell’associazione per delinquere sgominata dall’operazione Don’t Touch: immortalati dalle macchine fotografiche della Squadra Mobile, al funerale si presentano Cha Cha, Giuseppe Travali e Gianluca Tuma, ma anche l’imprenditore legato a quest’ultimo, Massimiliano Mantovano, e non mancano gli esponenti di spicco dell’ala militare come i fratelli Angelo, detto Palletta, e Salvatore Travali. 

L’ultimo passaggio generazionale viene testimoniato dalle conversazioni intercettate dalla polizia. È lo stesso Costantino, parlando con il nipote Salvatore (i giovani Travali sono figli di Mariagrazia Di Silvio, cugina di Cha Cha) ad attribuirsi il potere necessario per avere nominato Palletta capo zona da almeno 12 anni. Eloquente, sempre durante una conversazione tra zio e nipote, la frase pronunciata da Cha Cha nel tentativo di ridimensionare le ambizioni criminali di Salvatore, tutt’altro che discreto specie agli occhi degli investigatori:«...ci penso io,tu non devi fare niente nella vita, perché ci sono io, capito? Tu non devi fare niente...».

E quando Salvatore, il giorno della scarcerazione del fratello, si prende gioco della Squadra Mobile con un singolare post su Facebook, Cha Cha lo richiama e gli trasmette alcuni insegnamenti ricevuti da Giovanni Giordano: mentre il giovane afferma che “sfida tutti”, Costantino giunge addirittura, affermando così la sua leadership, che mettersi contro lo Stato è assurdo al punto che sarebbe più ragionevole mettersi contro lo stesso Costantino. Se la droga, specie la Cocaina, ai tempi di Giordano arrivava direttamente dal Sudamerica, i Travali si erano creati un canale di approvvigionamento a Roma, attraverso Davide Giordani che divideva con loro l’onere del trasporto per rifornire il proprio mercato, nella zona di Frosinone. 

Intercettando i Travali, gli uomini della Quarta sezione della Squadra Mobile, gli specialisti dell’antidroga coordinati dal sostituto commissario Elio Beneduce, hanno ricostruito il traffico di stupefacenti riuscendo anche a intercettare un carico di cocaina. Nel corso dell’indagine i detective hanno studiato le fasi preparatorie dei viaggi tra Roma e Latina, ma anche l’attività degli affiliati all’organizzazione che svolgevano il lavoro di corrieri della droga. Quindi il blitz, lo scorso febbraio, quando Angelo Travali e Davide Giordani furono sorpresi a scortare l’automobile guida Antonio Giovannelli (ex cognato del primo) che trasportava un chilo di polvere bianca.