Eâ una coda avvelenata quella che segue il rinvio a giudizio del crac Midal e che riguarda la «speciale posizione» di Gianni Moneti, lâi m p r e n d itore e consigliere del gruppo Sigma che nel 2012, tramite la società , Le Botteghe, subentrò in parte dei supermercati del gruppo facente capo a Rosanna Izzi. Ma sulla base di una ricostruzione e ulteriori approfondimenti dei tecnici del Tribunale si arrivò ad accusare anche lo stesso Moneti di aver continuato a distrarre i beni delle società fallite nonché di
non averne restituiti altri nei tempi giusti. Moneti, su cui il gup Matilde Campoli avrebbe dovuto decidere se procedere
con rinvio a giudizio per bancarotta in un procedimento stralcio di quello principale su Midal, si è difeso subito inviando
un primo esposto nel 2012 alla Procura di Latina col quale faceva rilevare delle anomalie nelle procedure fallimentari e
di conseguenza sulle contestazioni penali. Inoltre Gianni Moneti per il tramite del suo legale, lâavvocato Miele, ha chiesto una riapertura del caso archiviato nel 2012 in considerazione dei fatti nuovi emersi dagli atti del Riesame del caso Lollo, il giudice della sezione fallimentare arrestato lo scorso mese di marzo. Anche questa seconda istanza è stata archiviata tra le rimostranze dello stesso Moneti, contro il quale si sono comunque costituiti parte civile gli operai che inizialmente erano stati riassunti
dopo lâintervento del gruppo Sigma.