La dinamica della morte dell’avvocato Paolo Censi è stata accertata e cristallizzata. Nessun dubbio, come ha confermato anche l’autopsia, il noto penalista pontino si è suicidato con un colpo di pistola alla testa. Una ricostruzione che contrasta fortemente con la personalità di Paolo Censi che all’apparenza è sempre sembrato solare e brillante, in una parola: vitale.  Sul perchè l’avvocato Paolo Censi abbia deciso di togliersi la vita a pochi giorni dal Natale, con le vacanze già pianificate e organizzate come faceva sempre e tanti programmi, le ipotesi sono diverse. Gli agenti della Squadra Mobile, coordinati dal vicequestore aggiunto Antonio Galante, hanno ascoltato subito dopo i fatti chi ha incontrato e ha parlato con Censi nelle sue ultime ore di vita. Il giorno della tragedia l’avvocato doveva andare a caccia ma la sera prima a quanto pare aveva rinviato l’appuntamento con una frase che si presta a mille interpretazioni. «Sto incasinato», anche se Censi era un grandissimo appassionato di caccia e spesso andava fuori Latina per coltivare e praticare questa sua passione, c’è qualcosa che sarebbe avvenuto nelle ultime ore che lo ha turbato profondamente, come una telefonata che gli è arrivata e il cui tono da parte di Censi non era lo stesso di sempre. «Sembrava un’altra persona», ha detto agli inquirenti un amico. Cosa potrebbe aver sconvolto così tanto l’avvocato Paolo Censi? Probabilmente resterà un mistero.

L'articolo completo oggi 28 dicembre 2015 in edicola con LATINA OGGI