Roberto Migliori, già sindaco di Sonnino e assessore provinciale, non ci sta. Il rinvio a giudizio per concussione, in quanto avrebbe chiesto soldi a un cittadino di Sonnino non l’ha proprio digerito. E, a distanza di alcuni giorni da quella decisione dei magistrati, invia alla stampa una nota in cui sottolinea alcuni aspetti della vicenda.

In primis precisa che «sono ormai sei anni e nove mesi» che non fa più politica attiva, sottolineando, subito dopo, di «non aver mai chiesto soldi ad alcuno». E chiama a testimoni i 7.400 abitanti di Sonnino e tante altre persone della provincia di Latina. Dichiara, con rammarico, di essere rimasto «sconcertato» dal rinvio a giudizio per aver chiesto soldi ad un cittadino di Sonnino. In ogni caso, il dover affrontare un processo «per un fatto completamente travisato» – dichiara – «mi trova per un verso tranquillo» e per un altro «arrabbiato per un’accusa falsa in radice». La sera del 19 novembre del 2014 – sottolinea Migliori – «sono stato aggredito, tanto che il giorno successivo ho presentato querela contro l’aggressore». Invece, ora, «da vittima, mi ritrovo a essere carnefice».

Roberto Migliori ricorda, poi, che all’epoca dei fatti che gli vengono contestati, egli non ricopriva più alcun incarico politico già da tempo: esattamente dal gennaio 2010 e che, in quell’arco di tempo, a Sonnino, «erano passati ben tre sindaci e un commissario straordinario» e, quindi il 19 novembre 2014 egli non poteva essere «un pubblico ufficiale». E poi i fatti addebitatigli dal suo denunciante, «tutti risalenti al 2013, non attinevano al periodo in cui ho fatto l’amministratore al Comune di Sonnino». Infine, si chiede Roberto Migliori, come avrebbe potuto chiedere soldi per far ottenere qualcosa («cambio di destinazione di un capannone agricolo») nel novembre del 2014, se sulla vicenda il Comune si era negativamente pronunciato «già all’inizio del 2014»?