Sembra una vicenda uscita da un libro di favole. O una storiella raccontata ai bambini di un tempo per far passare qualche ora serale davanti al fuoco prima di addormentarsi. Invece, è una storia vera. I protagonisti sono i soci del gruppo âRicercatori Militariaâ di Priverno e un poliziotto in pensione di Roccasecca dei Volsci. Ma, in realtà , il protagonista principale della storia è un orologio da polso. Nei primi anni Sessanta, Antonio Pisa riceve la prima Comunione e, tra i vari regali, spunta un orologio. Ma, allâepoca, lâorologio si metteva solo la domenica o nelle feste di un certo livello. Poi veniva riposto in un cassetto, in attesa della festa successiva. Ad aprile del 1971, Antonio si arruola nella polizia di Stato. Prepara la sua valigia e va a cercare il suo orologio che, però, non si trova più. La mamma crede di ricordare di essere andata nel dicembre del 1970 a Priverno, per la spesa settimanale. E, nella circostanza, aveva portato lâorologio di Antonio da un rivenditore - un orefice, come si chiamava allora - per cambiare il cinturino. Il vecchio fu sostituito con un cinturino di tela di iuta, senza buchi, perché quel tipo di tela poteva essere forato con facilità dalla fibbia. Viene il dubbio che la mamma possa averlo perso, tornando a piedi da Priverno, prima di arrivare nella casa sulla grotta di Colle Nero. Improvvisamente, dopo 47 anni, una lieta sorpresa per Antonio. I ragazzi del gruppo âRicercatori Militariaâ di Priverno, mentre cercano oggetti relativi alla Seconda Guerra Mondiale nel boschetto sulla grotta di Colle Nero, in prossimità della casa paterna di Antonio, trovano lâorologio. La scoperta risale già a qualche tempo fa, ma soltanto in questi giorni, colloquiando con lâex poliziotto, i ricercatori scoprono che quellâorologio è proprio quello di Antonio, con il cinturino di tela di iuta non ancora forato, un poâ arrugginito, ma integro e fermo alle ore 9.15.
Lâorologio è stato donato dal proprietario ai Ricercatori, perché il loro gruppo lo possa esporre nelle mostre che spesso vengono organizzate, insieme ai tanti oggetti che i âRicercatori Militariaâ riescono a riportare alla luce. Ma, anche se non lo dice esplicitamente, Antonio Pisa forse avrebbe voluto tenerlo per sé, come ricordo anche di una mamma, che si è fatto un bel tratto di strada a piedi - da Roccasecca dei Volsci a Priverno e ritorno - per far cambiare il cinturino di un orologio che Antonio aveva ricevuto in dono per la sua prima Comunione. «Ma è giusto che vada a far parte della collezione dei âRicercatori Militariaâ - ha spiegato Antonio - perché, in fondo, è un oggetto che per me non esisteva più da oltre quarantâanni».