Il processo a carico di due persone di Anzio - una donna di 56 anni e un uomo di 39 - che erano state assolto in primo grado e in Appello dallâaccusa di furto aggravato in concorso, commesso nellâabitazione di Carlo Taormina e sua moglie, dovrà tornare in Appello, anche se il tutto potrebbe andare prescritto.
à questo quanto ha stabilito la Corte di Cassazione con una sentenza che, accogliendo alcune delle censure proposte dal Procuratore generale presso la Corte dâAppello di Roma e dal legale delle parti civili, ha annullato con rinvio la sentenza di secondo grado, chiedendo a unâaltra sezione della Corte dâAppello di rivedere la causa.
I fatti oggetto del processo risalgono al 28 maggio 2009: in quella data, la famiglia Taormina venne fatta oggetto di un presunto grosso furto, con un ammanco di gioielli e denaro contante per un valore complessivo di due milioni e 300mila euro.
Inizialmente, la donna imputata nel processo - che allâepoca dei fatti era la colf alle dipendenze dei Taormina - dichiarò di essere stata vittima di una rapina: le successive indagini, però, portarono a ipotizzare il furto in concorso tra la donna e suo genero. Una vicenda, questa, su cui si sono espressi a favore degli imputati i giudici dei primi due gradi: in entrambi i processi, lâuomo e la donna di Anzio sono stati prosciolti per non aver commesso il fatto, mentre sulla presunta simulazione di reato da parte della donna, in ordine alla rapina, è arrivata lâassoluzione perché il fatto non sussiste.
Diverse le contestazioni delle parti civili e del Procuratore: si va da vizi di motivazione riguardo alcune testimonianze rese in sede di processo ma anche delle presunte difformità nei racconti della donna circa i fatti. Non mancano rilievi sullâomesso espletamento della perizia su impronte e tracce biologiche ma anche la rilevanza di un altro furto commesso in danno dei Taormina e il cambio del tenore di vita dei due imputati nei mesi successivi al presunto evento delittuoso loro contestato. La maggior parte di queste controdeduzioni sono state ritenute favorevoli di accoglimento e, di conseguenza, la causa tornerà in Appello.
In realtà , però, il nuovo processo potrebbe non aprirsi affatto: alla mezzanotte del giorno in cui è stata pronunciata la sentenza di Cassazione, infatti, sono maturati i termini per la prescrizione del reato. In tal senso, la Cassazione ritiene che tale fattispecie dovrà essere vagliata in Appello.