Se i risultati del campo possono far sorridere, non si può dire lo stesso di quanto accade sugli spalti del Francioni. La tifoseria del Latina pare sempre più spaccata, e ieri è arrivata probabilmente l’ennesima conferma del suo momento di difficoltà. Ieri mattina, intorno alle 11, come consuetudine alcuni rappresentati dei gruppi organizzati sono stati fatti entrare all’interno dello stadio Francioni per poter apporre sulle ringhiere intorno al campo i soliti striscioni. L’incontro, però, è stato evidentemente il pretesto per regolare qualche conto che era stato aperto già da qualche settimana e sfociato prima con un litigio sui social network. Da quanto è dato sapere, i rappresentanti dei gruppi «Curva Nord» e «Leone Alato» sono presto passati dalle parole ai fatti. Una vera e propria zuffa con spintoni e qualche pugno che si è consumata all’ingresso del settore loro riservato sotto gli occhi di pochissimi testimoni. Un fatto che sarà possibile esaminare, se ritenuto necessaraio dalle forze dell’ordine, attraverso le telecamere a circuito chiuso che riprendono tutto ciò che accade dentro e fuori dal perimetro dello stadio Francioni. I motivi, per ora, non è dato saperli. Di certo c’è che già venerdì sera, all’incontro fissato fuori dal Park Hotel alle 19.30 per sostenere la squadra nel corso del ritiro pre-partita, qualcosa si era intuito quando all’appuntamento i ragazzi del «Leone Alato» non si erano presentati.
Una spaccatura sempre più evidente tra le diverse componenti dei gruppi organizzati che si era manifestata anche dopo Latina - Pescara, ultima partita interna del 2015 dei nerazzurri. Al termine del match, perso dai pontini per 1-0, era esplosa la contestazione. Tra i fischi degli spalti, però, un giocatore aveva pensato ugualmente di regalare la propria maglia ad un supporters di gradinata. Un gesto poco apprezzato dalla frangia più estrema dei supporters che, subito dopo la gara, hanno pensato bene di rintracciare e accerchiare il tifoso che aveva ricevuto in regalo la maglietta strappandogliela di mano con tanto di minacce verbali neanche tanto velate. Situazione da monitorare, insomma, anche se non ci sono ancora i presupposti per parlare di un vero e proprio caso.