Archiviazione, quindi, per gli altri ex componenti della giunta comunale. La valutazione fatta dal magistrato inquirente è che i componenti della Giunta comunale che votarono in due distinte occasioni le delibere per l’adozione della variante al Piano particolareggiato di Borgo Piave sarebbero stati all’oscuro dei dettagli tecnici dell’intervento urbanistico ed avrebbero votato a favore dell’approvazione della delibera rassicurati dalla relazione del collega dell’Urbanistica e dai pareri favorevoli del dirigente dell’Ufficio Tecnico.
L’eccezione è quella di Giuseppe Di Rubbo, assessore all’Urbanistica all’epoca dei fatti: oltre ad essere l’assessore proponente della variante al Ppe-Piave, era stato presente anche nella Commissione Urbanistica che aveva introdotto la riduzione dei volumi relativi ai vani scala e agli androni degli immobili già costruiti, capitalizzando così una nuova quota di cubature da inserire nella variante che le avrebbe poi localizzate nel lotto edificabile di proprietà dell'allora consigliere Malvaso, che avrebbe ottenuto la possibilità di costruire oltre 9.000 metri cubi anziché i 2.900 previsti dal Ppe del 1987. Diversa rispetto agli altri la posizione dell'ex sindaco Giovanni Di Giorgi: nei suoi confronti è stato disposto uno stralcio che rinvia ad un altro procedimento a suo carico per l'ipotesi di corruzione legata all'acquisto di un immobile da una società facente capo all'ex consigliere Malvaso. Essendo il reato di corruzione più grave dell'abuso di ufficio, il primo assorbe il secondo e per Di Giorgi il Pm dovrà decidere appunto se chiedere il giudizio per corruzione e abuso d'ufficio o meno.