Soltanto un paio di mesi fa la conquista di Piazza del Popolo aveva l’aria di dover essere una passeggiata per un partito in salute e ben rappresentato come il Pd. Ma le primarie, piuttosto che un momento di affermazione propositiva e unitaria, hanno insinuato i primi segni di una instabilità interna, scoprendo il nervo di una divisione in seno alla dirigenza del partito. Niente di irrecuperabile, anzi, la frizione è ricomposta, ma l’idea della passeggiata è venuta meno, malgrado quello che sta accadendo in casa del centrodestra pontino sembri riaprire la pista alla corsa senza ostacoli del centrosinistra.
Enrico Forte, la sua scommessa per la conquista della poltrona di sindaco di Latina sarà una passeggiata o no?
«Assolutamente no. Se c’è una cosa che il Partito democratico non farà è quella di sottovalutare il peso e la capacità di penetrazione del centrodestra nell’elettorato pontino. Da un certo momento in poi si era detto che le disavventure politico-giudiziarie del centrodestra avrebbero favorito l’avanzata del Pd, ma ritengo invece che sia più forte il pericolo del sentimento indiscriminato di antipolitica che si è sviluppato da quelle disavventure. Il tema vero della nostra campagna elettorale sarà dunque quello di smontare la tesi secondo cui i politici sono tutti uguali».
La sfiducia nei partiti l’hanno generata i partiti e chi li rappresenta; crede ci sia un modo per recuperare ciò che si è perso?
«La credibilità è un patrimonio che si può recuperare con programmi spendibili e soprattutto realizzabili, e con interpreti all’altezza e disinteressati, consapevoli del ruolo e della funzione di servizio che rivestono».
In questa campagna elettorale teme qualcuno o qualcosa in particolare?
«Ho soprattutto paura del fuoco amico».
Interessante. Qualche nome?
«La mia è una paura, non un sospetto».
Allora lasciamo stare. Ma da chi è composto oggi l’elettorato del Pd?
«E’ una composizione sociale molto eterogenea, non più costituita da blocchi ben riconoscibili o catalogabili. Il nostro partito dialoga ormai con tutte le fasce sociali».
Chi sono secondo lei i primi destinatari della politica del Partito democratico?
«Tutte le persone che hanno diritti da tutelare e voglia di vivere in una città moderna e contemporanea».
Al di là delle convinzioni ideologiche, perché un cittadino di Latina dovrebbe votare per Enrico Forte?
«Perché dopo vent’anni di gestione fallimentare del centrodestra c’è bisogno di cambiamento e di una fase politica in grado di migliorare le condizioni della città, anche nella prospettiva di una filiera che guarda alla regione e al governo del paese».
Venuti meno gli schemi tradizionali legati alle ideologie e stemperata la dicotomia destra-sinistra, i candidati si differenziano sull’approccio verso i temi più sentiti dalla gente, ovvero soffiando sulla paura verso tutto ciò che è nuovo o al contrario cercando di far passare le criticità per occasioni di rinnovamento e crescita. Lei da che parte si mette?
«Il sentimento della paura è determinato soprattutto dall’incertezza del vivere quotidiano, che è molto presente e pressante. Il problema non è da che parte stare quando si parla di immigrati o di diritti civili, ma piuttosto riuscire a collocare questi fenomeni e le relative implicazioni in un quadro di equilibrio dove ci siano spazi e opportunità per tutti e dove soprattutto siano chiare le regole e ben riconoscibili i diritti da un lato e i doveri dall’altro».
Si parla tanto di lotta alla corruzione; crede ci sia una ricetta per venirne a capo al di là dei sistemi di repressione del fenomeno?
«Assolutamente sì. Intanto è un fatto culturale oltre che etico, e poi occorre una politica che nella ricerca del consenso sappia anche dire di no. E resistere alle facili tentazioni».
Basta un programma ben congegnato per convincere la gente a fare la croce su un simbolo?
«E’ una condizione necessaria, ma non sufficiente. C’è bisogno di persone credibili, non attaccabili e in grado di rappresentare davvero un programma piuttosto che strillarlo e basta».
A sentire voi candidati i temi sono gli stessi per tutti: onestà, trasparenza, rigore, impegno, attenzione sociale, capacità di ascolto. Come fosse tutta materia di un altro mondo.
«E’ vero. La crisi della politica arriva proprio da questo voler attribuire un carattere di eccezionalità a ciò che invece dovrebbe essere scontato».
Ha un’idea di cosa potrebbero volere da Lei gli elettori ancora indecisi?
«Credo vogliano sapere chi saranno i miei compagni di viaggio e cosa vorrò fare davvero per Latina. Cercherò di essere chiaro e anziché slogan scriverò delle delibere vere e proprie, da approvare se diventerò sindaco».
Cosa distingue un cittadino di borgo Bainsizza da uno del centro della città o da uno di borgo Faiti?
«Mi piacerebbe rispondere che non c’è alcuna differenza tra l’uno e l’altro, ma sono consapevole del fatto che a dividerli sono l’assenza di servizi, la mancanza di strutture, la dimensione di confinati delle periferie che i cittadini dei borghi si sentono addosso. E’ giusto che tutti ambiscano a sentirsi parte e componenti della stessa città».
Lei ha una storia personale e politica fortemente connotata dall’attenzione per il sociale: Le è sufficientemente chiaro che in questa città che Lei vorrebbe governare sono oltre vent’anni che non fa niente per gli anziani né per i giovani?
«E’ stato fatto molto, ma di sbagliato: si è utilizzata la politica sociale per costruire consenso invece che per sostenere le fragilità sociali. Dobbiamo riscrivere la mappa dei bisogni sociali e riprogrammare gli interventi».
Ho sentito un adolescente dire che non sopporta più di vedere gli spazi verdi disseminati di giochi per bambini e di sentirsi escluso totalmente dal circuito di attenzione di una città che non ha una pista per lo skateboard, un campo di basket all’aperto, un tavolo da ping pong o un bigliardino, e nemmeno un tavolino con una scacchiera.
«Quel ragazzo ha ragione. Ci sono un sacco di spazi comunali inutilizzati o usati male, che vanno ripensati e destinati anche ai ragazzi. Non esiste un luogo pubblico dove si possa tirare un calcio ad un pallone tra amici, spontaneamente, quando se ne presenti l’occasione».
A proposito di calci, ma il suo competitor delle primarie che fine ha fatto?
«Paolo Galante è della partita, è dentro questo percorso e avrà un ruolo importante in questa campagna elettorale. Darà il suo contributo per la vittoria del Pd, perché anche lui, come me, è convinto che quello che manca in questa città sono l’orgoglio e la fierezza di sentirsi cittadini di Latina».