«Fondi uguale mafia. Non se ne può più di questa equazione, pure nelle fiction della Rai». Più o meno questo deve aver pensato il sindaco Salvatore De Meo quando è passato in tv il riferimento alla sua città nella storia romanzata (ma non più di tanto) del poliziotto Roberto Mancini, «Io non mi arrendo». Potrebbe essere unâindignazione condivisibile se non fosse che di spunti per le fiction Fondi ne avrebbe molte altre. Per esempio: Salvatore De Meo ha mai sentito parlare di «Damasco»? Eâ un processetto da due soldi arrivato al suo ultimo grado con una sentenza che afferma il condizionamento sul Mof della famiglia Tripodo, un nome assai conosciuto negli ambienti della ndrangheta e in ottimi rapporti con i casalesi specie in relazione allo scambio di armi. Si può perdonare il sindaco se non conosce bene gli atti o lâesito perché lâamministrazione comunale non è stata parte civile. Câera invece la Regione, in quanto socio di maggioranza del Mof, il soggetto danneggiato, appunto. Però, certamente il sindaco di Fondi avrà visto le immagini girate dalla Dia per il processo ai DâAlterio e a Costantino Pagano, sono frame in cui si vede lâinterno del Mof. E, ad ogni modo, il primo cittadino saprà che più sentenze, da Lazial Fresco in poi, sostengono che unâenorme quantità di droga viaggia occultata sotto la frutta nella tratta Barcellona-Fondi.
(Articolo completo su Latina Oggi del 20 Febbraio 2016)