Si è avvalso della facoltà di non rispondere ed era anche una strategia ipotizzabile. Ieri mattina alle dieci in punto, Andrea Iannotti, il giovane di 29 anni residente a Latina finito agli arresti domiciliari per aver provocato l’incidente stradale in cui è morto Rocco D’Antona di Aprilia, è stato interrogato dal gip. Addosso portava ancora i segni dell’incidente e aveva una mano fasciata a causa del sinistro in cui ha perso la vita D’Antona ma nell’impatto tra l’auto condotta da Iannotti e quella della vittima, era rimasto ferito anche il figlio del 29enne, un bambino di un anno e mezzo ricoverato al Policlinico Agostino Gemelli di Roma. Il bimbo era ancorato al seggiolino su cui è stata disposta una perizia per la verifica della staticità al sedile e se era stato messo in sicurezza in modo corretto. Dopo che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina Mara Mattioli nei giorni scorsi ha emesso la misura restrittiva agli arresti domiciliari, ieri mattina, difeso dall’avvocato Valentina Leonardi, l’indagato è comparso per l’interrogatorio di garanzia e di fronte alle contestazioni del magistrato ha scelto la strada del silenzio.
Il gip contesta anche la velocità con cui procedeva la Citroen di Iannotti che lungo un tratto pianeggiante ha superato il limite su quel tratto di strada, sulla Pontina, poco prima di Borgo Piave, e inoltre il giudice ha puntato anche su un’altra circostanza che ha pesato nell’emissione del provvedimento restrittivo. Al termine delle analisi a cui Iannotti è stato sottoposto è emerso che aveva nel sangue anche tracce di oppiacei e quindi era drogato. E’ una condotta estremamente pericolosa secondo il giudice che ha accolto in pieno la prospettazione della Procura e che quindi può anche reiterare il reato.

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