Le generazioni si avvicendano al comando degli affari illeciti, ma il modus operandi è lo stesso di sempre. L’operazione della quarta sezione della Mobile dimostra oggi come ieri spacciatori e tossicodipendenti che si rivolgono ai Di Silvio finiscono presto per ritrovarsi in una trappola senza uscita. Come il giovane, un sorvegliato speciale del capoluogo, che un anno fa circa si è rivolto agli investigatori della Squadra Mobile per denunciare coloro che non gli lasciavano più scampo portando alle cinque ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Giuseppe Cario su richiesta del pm Daria Monsurrò.

Ecco un passo di una intercettazione:

Gianni Di Silvio: «Ho saputo... dovevi venire subito da me, perché non l’hai fatto?»
F.A.: «Che ne so... chi mi dice che mi state cercando voi... chi mi dice che mi stai cercando tu»
Gianni: «No.. che sono venuto a cercarti? Ma io se ti voglio venire a prendere mi manca la moto a me?»
F.A.: «No, no... mica sto dicendo quello»
Gianni: «E allora qual è sto problema? O sono come gli altri che vengono in venti? Io vengo da solo! Lo sai che è così no?»
F.A.: «Lo so, l’hai sempre fatto che tu vieni da solo»
Gianni: «Eh eh... quindi?»
F.A.: «Però dimmi tu... venti persone contro di me che devo fare zi?»
Gianni: «Venivi da me... lo sai che io ti rispetto».
F.A.: «si ma mi hanno detto “non ci andare, non ci andare”».
Gianni: «No?»
F.A.: «Eh fattelo dire»
Gianni: «Allora tua madre è stronza? ...e pure tuo padre, io sono stato a casa da loro e ho fatto “signora me lo porti a casa che vieni tu e lui?” ...perché non ti hanno portato a casa mia?».
F.A.: «E quella ha paura... ha paura!»

Gianni: «Ti parlo chiaro... quando uno ha perso la fiducia è finita, è finita, è finita, ti parlo ...non ci sta più rispetto, mandavi a tua mare “guarda io ho bisogno di parlare a zio” e io venivo, io li avrei stoppati a tutti quanti... tu mo a te ti è successo sta cosa, da me non sei passato, non sei venuti a dirmi i motivi».

(Articolo completo su Latina Oggi del 20 Marzo 2016)