La comunità dei braccianti Sikh di origine indiana è in fermento e per la prima volta, dopo un paio di decenni di permanenza silenziosa che è valsa ai variopinti lavoratori col turbante in testa lâappellativo di «fantasmi», ha cominciato ad alzare la voce per reclamare un trattamento più umano sui luoghi di lavoro e il rispetto delle regole sindacali connesse al loro impiego nei campi. Cosa sta succedendo nelle campagne dellâintera provincia pontina? Apparentemente niente, a giudicare dalle ispezioni degli ultimi giorni in una dozzina di aziende agricole che impiegano manodopera straniera. I carabinieri ne hanno visitate 9 venerdì scorso, e i circa cento lavoratori trovati allâopera nei campi, prevalentemente indiani, sono risultati tutti in regola coi permessi di soggiorno e con i documenti di ingaggio per il lavoro. Lo stesso esito hanno avuto ieri altre ispezioni condotte dalla polizia: due aziende erano chiuse e momentaneamente inattive, unâaltra è risultata in regola sotto tutti i profili.
Eppure il fermento tra i Sikh è alle stelle, ed ha raggiunto lâapice nei giorni scorsi con uno sciopero nella piana di Fondi che ha visto 600 braccianti disertare i campi. La questura di Latina ha censito ufficialmente 9.054 braccianti indiani muniti di regolare permesso di soggiorno e ritiene che le pratiche di regolarizzazione in corso di istruttoria relative a membri della comunità Sikh siano allâincirca 200.
L'articolo completo in edicola con Latina Oggi (6 maggio 2016)