E’ un numero inferiore a cento quello che scatena gli striscioni di Casapound e fa scattare le preoccupazioni per le spese folli del Comune da destinare ai rifugiati. I quali sono, appunto, 81, su tutto il territorio comunale. Erano 71, poi dopo gli sbarchi delle ultime settimane c’è stato un aumento di dieci unità nella disponibilità delle strutture del capoluogo. Ci è voluto un incontro-dibattito nell’ambito della Giornata mondiale del rifugiato per snocciolare i dati veri dell’accoglienza in città, che ospita circa il 15% del totale dei rifugiati presenti in tutta la provincia di Latina. E’ la responsabile dei servizi sociali, Stefania Krilic, a fornire i numeri del fenomeno. «Nel 2014 - dice - sono stati accolti i primi 30 beneficiari Sprar (la rete di accoglienza del Ministero dell’Interno ndc) per la categoria ‘ordinari’ e poi ne sono stati aggiunti altri 27. Nel 2015 si sono aggiunti altri 8 beneficiari e poi, su richiesta del Ministero, si è offerta la disponibilità per il programma cosiddetto ‘di reinserimento’, ovvero per rifugiati entrati nel programma Ue che provengono da altri Paesi di prima ospitalità ma riconosciuti in estrema difficoltà. In questo modo è arrivata a Latina una famiglia siriana (composta da sei persone) rifugiata per diverso tempo in Libano, Paese grande quanto il nostro Abruzzo che ha 4 milioni di abitanti e conta più di un milione e mezzo di rifugiati siriani. Cioè: siamo di fronte alla più grande concentrazione di rifugiati per abitante del mondo». Tecnicamente la rete di assistenza è affidata a tre cooperative sociali, Astrolabio, Il quadrifoglio e Zefiro, già impegnate nel progetto «Emergenza Nord Africa».

L'articolo completo in edicola con Latina Oggi (3 luglio 2016)