La Suprema Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla Procura di Latina annullando la sentenza con cui il Tribunale del Riesame, il 30 luglio dello scorso anno, aveva annullato l’ordinanza di sequestro della discoteca Twentyfour Beach. I sigilli erano scattati perché al proprietario della società si contestava il fatto che le opere realizzate sulla duna, nel tratto di lungomare tra Capoportiere e Foce Verde all’altezza del parcheggio Vasco De Gama, non erano a carattere temporaneo come dichiarato in fase progettuale. Il Riesame appunto aveva dato ragione al proprietario della discoteca, mentre i giudici della Cassazione hanno rimandato gli atti al Tribunale per il procedimento penale perché il Riesame aveva «trascurato la realizzazione delle opere di urbanizzazione, collaterali alla collocazione della pedana e presumibilmente destinate a persistere anche dopo la rimozione della stessa - si legge nelle motivazioni della sentenza - In ogni caso, in materia di reati edilizi, il regime dell’attività edilizia libera, ovvero non soggetta ad alcun titolo abilitativo, non è applicabile agli interventi che, pur rientrando nelle tipologie di tale disposizione, siano in contrasto con le prescrizioni degli strumenti urbanistici. E non v’è dubbio che il generale divieto di edificare nella fascia di trecento metri dal confine del demanio marittimo operasse ance nel caso di specie, visto che l’inedificabilità assoluta era espressamente prevista dallo stesso Piano Regolatore Generale. In sostanza il Tribunale ha mostrato di avere confuso le opere precarie con quelle stagionali, giacché non implica precarietà dell’opera e richiede, pertanto, il permesso a costruire, il carattere stagionale di essa, potendo quest’ultima essere destinata a soddisfare bisogni non provvisori attraverso la permanenza nel tempo della sua funzione.