Quando fu siglato, il 23 maggio del 2007, il contratto di mutuo tra Acqualatina e Depfa Bank venne definito un cappio al collo dei Comuni soci della spa del servizio idrico. Non di tutti per la verità , ma solo di quelli che hanno accettato il pegno sulle loro azioni a garanzia del credito della banca che concesse il prestito.
Dieci anni dopo
E adesso, a quasi dieci anni di distanza, si stanno avverando le peggiori previsioni, ossia un recupero forzoso (seppure a medio termine) tramite il pegno sul patrimonio di Latina (il più importante tra i soci pubblici), Sabaudia, Sperlonga, Sonnino, Cisterna di Latina, Lenola, Minturno, Terracina, Fondi, Santi Cosma e Damiano. Come si può vedere si tratta di appena 11 Comuni sui 38 complessivi che detengono il pacchetto di maggioranza della società ma che tutti insieme rappresentano il 67% delle azioni pubbliche, ossia il minimo richiesto da Depfa a garanzia del mutuo. Questa adesione al pegno offerta senza preoccuparsi più di tanto delle conseguenze risale al momento peggiore del conflitto di interessi esistito tra il controllore (Comuni) e il controllato (Acqualatina).
(Articolo completo su Latina Oggi del 14 agosto 2016)