«Tre anni vissuti al ribasso, rincorrendo il budget sempre più risicato che il Comune di Latina mette a disposizione per il servizio di asilo nido. Il costo del lavoro per l’ente e per la cooperativa che si aggiudica il bando sembra essere un optional. Io capisco che questa potrebbe essere la logica di un privato ma qui stiamo parlando di un servizio di welfare della seconda città del Lazio». Così il segretario provinciale della Uil, Luigi Garullo, riprende il delicato filo che unisce le esigenze di decine di famiglie con bambini molto piccoli e la posizione delle operatrici che si devono occupare di quei bambini con uno stipendio che spesso non supera i mille euro al mese. Non tutti sanno come funziona l’offerta del servizio di nido nel capoluogo (e anche in altre città). Il Comune ogni anno pubblica un bando con una base d’asta (progressivamente ogni anno più bassa) e viene aggiudicata al miglior offerente, cioè il soggetto che offre il prezzo migliore, il più basso.  Una volta aggiudicato il servizio è il soggetto vincitore che organizza turni, lavoro, stipula i contratti senza altri controlli da parte dell’ente. In base a questo meccanismo è stato ridotto già l’orario del servizio (dalle 17.20 alle 14.20) e nel contempo è stata decurtata ulteriormente la retribuzione delle operatrici.

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