Un sequestro rimasto senza una verità. Nonostante siano passati quasi cinque anni da quei tristi e lunghi mesi (dall’8 febbraio del 2011 al 21 dicembre dello stesso anno) nel corso dei quali il comandante, Antonio Verrecchia, di Gaeta è rimasto in mano ai pirati somali a bordo della nave mercantile Savina Caylin, ancora non è stata fatta chiarezza sulla vicenda. Nulla si sa della trattativa, del pagamento del riscatto: chi, quanto e le modalità con le quali è avvenuto. Si sanno solo le tante sofferenze patite dal marittimo di Gaeta. Atroci torture e stenti in undici mesi di prigionia, troppo difficili da dimenticare.  Per questo il legale di fiducia di Verrecchia, l’avvocato Vincenzo Macari, sta valutando la possibilità di rivolgersi direttamente alla Corte di giustizia europea, per un riconoscimento non solo dei danni subiti, ma anche per un accertamento sulle responsabilità di quel sequestro. Se possa essere stato un atto di pirateria o altro, come un gesto di terrorismo internazionale.
 

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