Non smette di far parlare l'episodio balzato alle cronache che riguarda il funerale di Benito Di Fazio. L'intervento di Nicola Reale è stato interrotto durante la cerimonia da Don Gaetano Manzi che si è giustificato dicendo che la lettura di una parte di quella lettera, che il parroco aveva letto in anteprima, non sarebbe stata letta. Teoria che lo stesso Reale conferma in una nota:
"Sono decenni che cerco di contrastare la teoria (falsamente attribuita a Machiavelli) secondo la quale i fini giustificano i mezzi. Perché è con questa teoria che si altera lâetica dei comportamenti, sia personali che politici. E sono decenni che cerco di diffondere, nel mio piccolo, la teoria secondo la quale i mezzi prefigurano i fini: mezzi cattivi non possono che conseguire fini cattivi. Questa premessa per dire che se avessi voluto ingannare la fiducia di Don Gaetano Manzi sarebbe bastato non consegnargli in anteprima il testo del mio saluto a Benito Di Fazio. Invece, alla sua richiesta di poter leggere preventivamente il testo non ho opposto alcuna obiezione. E quando, alcuni minuti dopo, mi ha chiesto di togliere dal discorso la parte che riguardava la vita politica di Benito, gli ho opposto con molta cortesia il mio rifiuto. Di fronte alla sua insistenza lâho tranquillizzato dicendogli che non avrei letto lâintervento in chiesa e che, semmai, avrei concordato con la famiglia di leggerlo allâuscita dalla chiesa. Nel frattempo sono accadute cose che hanno modificato la situazione. Innanzitutto la famiglia mi ha fatto sapere che era suo desiderio che la commemorazione fosse fatta allâinterno della chiesa, aggiungendo lâesplicita richiesta di invitare il pubblico a non applaudire né durante la lettura del saluto né dopo, ma di far seguire al discorso un minuto di silenzio e di raccoglimento. Richiesta che infatti ho esplicitato allâinizio del mio intervento. Ma non è tutto. A mano a mano che si diffondeva la notizia che il sacerdote aveva opposto obiezioni alla lettura del testo montava tra molti una reazione che diventava difficile da gestire e che andava a tutti i costi evitata, soprattutto per rispetto al dolore dei parenti. Alcuni avevano minacciato di salire sullâaltare e prendere la parola, con o senza microfono, altri avevano proposto di scandire a voce alta la richiesta del discorso e câè stato chi si è impossessato del testo per andarlo a leggere di forza. Eâ stato a questo punto che, dopo il momento liturgico della comunione, ho avvicinato lâassistente del parroco per chiedergli di riferire a Don Gaetano che si era creata una situazione di tensione e che era opportuno che io pronunciassi il mio discorso. Subito dopo il sacerdote mi ha invitato a prendere la parola. Peraltro, anche se avessi voluto eliminare qualche passaggio presente nel testo, la tempistica degli eventi non me lo avrebbe consentito".
Ma non si è fatta attendere anche la replica dell'Aricidiocesi di Gaeta: "Prima della celebrazione eucaristica è stato richiesto di leggere alla fine della cerimonia alcune parole di cristiano ricordo nei riguardi del defunto, secondo le consuetudini locali approvate dallâOrdinario come previsto dal Rito delle Esequie. Don Gaetano e il curatore del testo avevano concordato di leggerne solo la prima parte di tono più familiare. Il messaggio preparato era troppo lungo e affrontava i temi più vari, in ambito personale, sociale e politico. Dinanzi alla lettura integrale del messaggio, don Gaetano ha fatto un breve chiarimento che non riguardava il contenuto del testo, ma la lettura integrale e il suo uso nel contesto liturgico. Don Gaetano Manzo è conosciuto da tutti come uomo mite, pacato e moderato e le sue parole non intendevano sminuire la figura dellâingegner Di Fazio, ma richiamare tutti al senso liturgico delle esequie cristiane. Sorprende vedere commenti su una Chiesa pontina âcollusa con la mafiaâ e con altre associazioni malavitose, quando proprio nei nostri territori nascono nuovi presidi di giustizia e di libertà frutto della collaborazione tra parrocchie, oratori, scuole e associazioni del mondo civile, tra le quali lâAssociazione Libera Contro le Mafie e lâAssociazione Caponnetto. Sono una prova di tale impegno la recente nascita della Carta di Fondi e il lavoro quotidiano di laici e sacerdoti a favore di una società improntata sulla giustizia e la pace che viene dal Vangelo.
LâArcidiocesi di Gaeta, unitamente al parroco di Sperlonga don Gaetano Manzo, si rammarica per lâaccaduto e per gli effetti involontari della vicenda, il più grave dei quali è aver dato lâimpressione di aver preso le distanze dallâimpegno sociale e politico di uomo che ha segnato la storia della comunità sperlongana".