Il piano provvisorio per il concordato è stato presentato ieri pomeriggio in Tribunale, corredato dal parere dell’attestatore Massimiliano Roccato, un sì alla strategia proposta, ma la cui percorribilità è condizionato alle determinazioni che vorrà assumere il Comune di Latina. Una grana che non promette niente di buono.
Gli estensori del piano, Massimo Mastrogiacomo e Arnaldo Falconi, sostengono che i numeri ci sono e che l’azienda, come già dimostrato al Tribunale, è in salute e produce reddito. I debiti accertati, tra privilegiati e chirografari, sarebbero pari a complessivi 29,5 milioni di euro, e così ripartiti: 9 milioni con l’Erario; 4 milioni verso i dipendenti (per Tfr ed altri emolumenti); 16,5 milioni verso creditori diversi. Per la fattibilità del concordato servirebbero almeno 20 milioni di euro. Dove andrebbe a prenderli Latina Ambiente? Il Comune di Latina, socio della spa con il 51% delle azioni, non ha mai certificato il proprio debito verso l’azienda, e l’unica traccia cui si può fare riferimento è quella contenuta nella relazione annuale inviata alla Corte dei Conti nel 2015, dove i funzionari di Piazza del Popolo parlano ufficialmente di un debito di 15 milioni di euro, denaro da restituire a Latina Ambiente per le fatturazioni Tia da incassare.
Per quella voce, nel piano provvisorio Mastrogiacomo e Falconi hanno inserito come posta di credito 13,8 milioni, al netto degli incassi intervenuti e girati alla spa tra il 2015 e oggi. Ci sono poi un paio di cause commerciali in corso per un valore di circa 16 milioni di euro vantati dalla spa, che i redattori del piano hanno voluto prudenzialmente svalutare del 50% ; poi c’è un credito di 1,6 milioni relativo alle rate di un mutuo con Cassa Depositi e Prestiti.

L'articolo completo in edicola con Latina Oggi (11 ottobre 2016)