Il sostituto procuratore Giuseppe Miliano ha chiuso l’inchiesta sul piano integrato di Sperlonga e si va quindi verso la richiesta di rinvio a giudizio. Tre le persone indagate, accusate di lottizzazione abusiva. Si tratta del sindaco in carica Armando Cusani, primo cittadino anche all’epoca dei fatti contestati dalla magistratura, il progettista Luca Conte e Antonio Faiola, allora responsabile dell’ufficio tecnico comunale.
Secondo la Procura, il piano integrato sarebbe stato formalmente giustificato con il perseguimento di un interesse pubblico, ma in realtà avrebbe autorizzato interventi di edilizia residenziale speculativa prevalenti per volumetria e superfici rispetto alle opere di edilizia residenziale pubblica. Ciò, per l'accusa, anche grazie all'inserimento della «fittizia» volumetria di un'area agricola (il comparto C1b). Alla luce di questi rilievi, il programma integrato sarebbe da ritenersi illegittimo e illecito e sarebbe stato utilizzato «artatamente» per eludere la procedura ordinaria di variante generale al piano regolatore. Di conseguenza, anche i permessi a costruire rilasciati ai privati sarebbero da ritenersi illegittimi e illeciti in quanto basati sulla procedura ritenuta dalla Procura contraria alla normativa vigente.
Entro 20 giorni dalla notifica dell’avviso di conclusione indagini, come da procedura, gli indagati potranno presentare memorie, produrre documenti, depositare altri atti relativi alle investigazioni del difensore, chiedere al pm il compimento d’atti di indagine, nonché presentarsi per rilasciare dichiarazioni o chiedere di essere sottoposti a interrogatori.
Altra questione parallela al procedimento penale e che dovrà essere definita anch’essa nelle aule di giustizia è quella relativa alla misura cautelare reale: i sequestri. La Cassazione ha infatti accolto il ricorso promosso dal Comune di Sperlonga disponendo il rinvio in Corte d’Appello per una nuova pronuncia. I rilievi riportati nella sentenza evidenziano una carenza di motivazione relativamente ad alcune controdeduzioni che non sarebbero state prese sufficientemente in considerazione. A decidere, dunque, dovranno essere di nuovo i giudici d’Appello.