L’operazione Acea, alla fine, non si doveva fare perché il socio di maggioranza della holding non era d’accordo. Invece il contratto preliminare, come è a tutti noto, è stato siglato ugualmente e adesso mette allo scoperto i nervi tesi di un nutrito gruppo di gruppi politici, variamente collocati. Ma tutti molto interessati al servizio idrico e relativo business.
Interessi contrapposti. Da una parte il sindaco di Roma, Virginia Raggi, che il 17 novembre scorso ha inviato una lettera al presidente di Acea spa, Alberto Irace, con cui lo invitava a bloccare l’iter per l’acquisto delle quote di Idrolatina srl (ossia il 49% delle azioni di Acqualatina spa) in quanto ciò avrebbe potuto danneggiare i cittadini di Roma, visti i debiti della spa delle acque pontine. La Raggi in quanto sindaco di Roma detiene il pacchetto di maggioranza di Acea e come tale ciò che afferma dovrebbe avere un qualche peso dentro Acea. Invece l’amministratore delegato di Acea, considerato un manager di area renziana, è andato avanti comunque e infatti la cessione di quote tra Idrolatina e Acea è cosa fatta. Nonché molto criticata dai sindaci dei Comuni pontini che sono soci di maggioranza in Acqualatina e che vorrebbero far valere il diritto di prelazione. Opzione votata già a maggioranza assoluta in una riunione della scorsa settimana. Ciò significa che sia i sindaci di Forza Italia, che quelli civici e del Pd (anche di area renziana) hanno detto che vogliono comprare le quote di minoranza di Idrolatina, eventualmente anche esercitando il diritto di prelazione contro Acea.

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