Nei giorni scorsi la Regione Lazio attraverso un atto di giunta ha approvato le linee giuda per la concessione dei finanziamenti per l'annualità 2016 - 2017- 2018 in base alle finalità stabilite nella legge regionale 24 marzo 2016 numero 2 «Disciplina degli interventi per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del bullismo». Com’è noto, una delle novità più importanti sta nel fatto che oltre ai finanziamenti previsti per i progetti, è stato ricavato anche una sorta di fondo per aiutare le vittime di bullismo che dopo avere denunciato gli autori di aggressioni e vessazioni, devono affrontare un processo. Complessivamente verranno stanziati 150.000,00 euro per il 2016 e 300.000,00 euro per il 2017 e 2018 di cui 50,000,00 euro per ogni anno a copertura quindi degli oneri derivanti dalle spese legali per le vittime nei procedimenti giudiziari. Un impegno importante quello della Regione che traccia un percorso re contrastare il bullismo, che sul territorio viene intrapreso anche da altre realtà Come nel caso dell’ Aied di Roma che ha realizzato un sondaggio contenente dati molto importanti che disegnano una sorta di mappa del bullismo sul territorio ma che aiutano a capire anche la tipologia delle vittime. Oltre 1400 ragazzi hanno partecipato on line alla raccolta dati promossa dall’l'Associazione per l'Educazione Demografica, una realtà fondata nel 1953. Cosa è emerso? Tanto per cominciare quando si parla di bullismo occorre considerare il cyber bullismo anche se delle vittime che hanno partecipato al sondaggio solo il 15% ha dichiarato attacchi in rete. Vessazioni ed aggressioni si verificano comunque nella maggior parte dei casi tra i banchi. «Gli edifici scolastici - si legge nel sondaggio - sono l'epicentro delle sopraffazioni (per l'85% delle donne, per il 59% degli uomini). Le ragazze si confidano, condividono con amiche e parenti e solo poco più del 25% preferisce tacere, magari nella speranza che l'episodio sia isolato. Dall'altra parte il 33 per cento dei ragazzi preferisce la via del silenzio che superano la richiesta di aiuto in famiglia. La maggior parte di coloro che decidono di non parlare lo fa per vergogna: il 38% delle ragazze, addirittura il 41% dei ragazzi. Ma sono la scuola e la famiglia l'asse della speranza: le due istituzioni nelle quali i ragazzi vedono il vero esercito da schierare contro i bulli - e poi ancora - La prevaricazione fisica e morale secondo gli intervistati andrebbe combattuta per il (39%donne e 31,8% uomini) con pene più severe, seguendo la logica della violazione della regola di civiltà che esige un segnale di tipo sanzionatorio». Significativo poi quanto raccolto sulla tipologia di aggressione. Ad esempio, circa 5 donne su cento sono vittime di sopraffazioni fisiche che diventano 70 su cento quando la violenza è di tipo psicologico. «Dall'altra parte del mondo - si legge nel sondaggio - i valori quasi si rovesciano: il 23 per cento dei maschi riferisce di violenze fisiche, il 35 per cento di violenze psicologiche mentre meriterebbe un approfondimento la differenza tra donne (2,44%) e uomini (17,65%) che non sanno definire la tipologia di violenza subita». Attraverso studi come questo ed interventi come quelli messi in campo dalla Regione, la rete anti bullismo è comunque sempre più solida e pronta a tutelare chi cade per episodi di violenza.