«Vedi, ormai il mio fisico si è abituato al freddo. Voi siete con il cappotto, io sono a maniche corte e credimi sto bene». Olivier Pieczonka ha 47 anni, è francese di nascita, anche se il cognome è di chiarissime origini polacche. Parla tante lingue e ha una grande energia. Non diresti che è reduce da trenta chilometri a piedi con il traguardo fissato qui allâimbrunire, in corso della Repubblica, a Palazzo Emme. Olivier conosce tutta Europa: da sette anni gira a piedi e ha percorso 71mila chilometri cambiando 28 paia di scarpe. Ha iniziato questo viaggio sette anni fa: nel 2009 perde il lavoro da educatore scolastico. Non ha più niente di materiale soprattutto e si guarda allo specchio. Sì, proprio così, raduna il minimo indispensabile e prende lo zaino. «Forza» si dice, e parte. Adieu o forse sarà Au revoire, non lo sa neanche lui se tornerà un giorno vicino Lione.
Bussa in redazione e si presenta. «Chi va piano va sano e va lontano», dice in buon italiano con la erre moscia che hanno soltanto i francesi. E di strada ne ha fatta. Ha visto paesaggi, strade, gente, albe e notti. E non si sente da solo. Macchè. Il suo è un viaggio interiore, essenziale, «minimal» per usare un termine che va di moda oggi, basato sullâessere invece che sullâavere. Un giorno ha scelto, e lui è felice così, si vede e si percepisce, anche se è senza comodità se non il cellulare e un portatile per connettersi e aggiornare i suoi spostamenti. Olivier sa essere tutto: filosofo, saggio, pratico e alla fine naturale al punto così estremo da mangiare a pranzo le ortiche che ha trovato tra qualche cespuglio per strada. Non ha casa, non ha unâauto, ha qualcosa dentro di molto forte e dirompente che non si tocca ma si avverte. Dorme nei conventi, dai cappuccini o dai francescani che incontra nel suo cammino e dove trova ospitalità , si ciba anche della sua anima, dei suoi pensieri e di una forza interiore che non lo fa stare mai solo anche quando sulla cartina geografica indica i 400 chilometri che ha percorso a piedi nel Circolo Polare Artico.
Viaggia senza soldi o con il minimo e dice con orgoglio di vivere della Provvidenza. «Viaggio così e mi affido a Dio e alla fine ho capito che la Provvidenza esiste davvero. Il mondo ha bisogno della mia storia», aggiunge. Ieri pomeriggio era a Latina e arrivava da Anzio, domani vuole andare a Terracina, le strade le ha imparate con la cartina geografica dâEuropa. La scorsa estate era in Abruzzo, quattro anni fa in Friuli, prima ancora in Turchia, la sua storia sono i timbri sul passaporto del Pellegrino. Latina è una tappa, una delle tante. Prima ancora è passato per Roma, Ostia, Assisi e aveva superato le Dolomiti arrivando dallâAustria. Ogni volta per tutti è una scoperta come testimonia il web andando a digitare il suo nome. Lui vive così, portandosi dietro quella minuscola croce in legno sotto il collo con scritto Assisi che gli trasmette una grande forza e con lo zaino dove custodisce un lusso: quello della libertà .
La straordinaria storia di Olivier, una vita a piedi
La straordinaria storia di Olivier, una vita a piedi
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