Dopo aver giurato di non aver compiuto alcuna estorsione, Agostino Riccardo e i fratelli Ferdinando «Pupetto» e Samuele Di Silvio, esponenti dellâomonimo clan di origine nomade, da tempo stabilitosi a Latina, vogliono tornare in libertà . I tre hanno così presentato ricorso al Tribunale del Riesame. Una mossa compiuta dopo che lo stesso Agostino ha scagionato i Di Silvio. Nessuna indiscrezione invece sullâinterrogatorio davanti al gip di Renato Pugliese, per il quale non è chiaro neppure se abbia deciso come gli altri di impugnare al Tribunale della libertà di Roma lâordinanza di custodia cautelare che lo ha fatto finire in carcere.
I quattro sono stati arrestati dalla Mobile, con lâaccusa di aver estorto denaro a un ristoratore di Sermoneta. Questâultimo, dopo aver affittato un locale dove esercitare lâattività , nella zona di Monticchio, avrebbe avuto problemi con i proprietari di quello stabile che, secondo gli inquirenti, per chiudere la partita si sarebbero rivolti alla criminalità .
Agostino e Puglise avrebbero così avvicinato il ristoratore insieme ai Di Silvio, costringendolo a tirare fuori denaro per il «disturbo» dei rom nella mediazione intrapresa. Una vicenda che ha portato i quattro in carcere.
Samuele e «Pupetto» Di Silvio, interrogati dal giudice per le indagini preliminari, il primo a Latina e il secondo a Velletri, hanno però negato di aver compiuto lâestorsione loro contestata, ma soprattutto hanno detto di non aver mai visto e di non aver mai parlato telefonicamente con la presunta vittima. E la telefonata partita dal cellulare di Samuele e diretta al ristoratore? Il giovane indagato ha sostenuto di aver soltanto prestato il suo telefonino a Riccardo Agostino, il quale gli aveva detto di non avere credito sul suo e di dover fare una chiamata, ignorando però chi stesse contattando e perché. Mai sentito parlare di questo ristoratore, ha poi aggiunto il fratello Ferdinando «Pupetto».
Per quanto riguarda invece Agostino è emerso ora che, nel corso dellâinterrogatorio, ha assicurato di non aver estorto denaro alla presunta vittima, essendo intervenuto solo nel tentativo di ricomporre il dissidio tra questâultima e il proprietario del locale affittato, ma soprattutto ha specificato che nella vicenda non sono mai stati coinvolti i Di Silvio.
Tramite gli avvocati Oreste Palmieri e Giancarlo Vitelli, sperando così di tornare in libertà o di ottenere almeno una misura meno afflittiva, come quella dei domiciliari, Agostino, «Pupetto» e Samuele Di Silvio hanno fatto ricorso al Tribunale del Riesame e sono in attesa che venga fissata lâudienza dove discutere delle loro posizioni.
Nulla intanto è trapelato sullâinterrogatorio e su un eventuale ricorso al Riesame da parte di Pugliese, la figura più enigmatica nellâindagine conclusa in tempi strettissimi dalla squadra mobile. Il figlio di Costantino Cha Cha Di Silvio, questâultimo ritenuto al vertice dellâassociazione per delinquere al centro del processo Donât touch, è stato rinchiuso nel carcere di Frosinone, considerando che a Latina avrebbe potuto avere dei problemi. Ma dal giorno dellâarresto su di lui è calato il massimo riserbo.
Estorsione, i Di Silvio puntano sul Riesame
Estorsione, i Di Silvio puntano sul Riesame
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