Prosciolti per intervenuta prescrizione. Si è concluso così, con un non luogo a procedere, il processo dâappello per le botte a un vicequestore allâinterno della questura di Latina, con imputati Gianluca Tuma e Giampiero Di Pofi. Una sentenza che è arrivata a distanza di dieci anni dai fatti. Tuma e Di Pofi erano stati condotti negli uffici della Mobile, in quel periodo impegnata nelle indagini sulla morte del proprietario del Makkeroni, avvenuta dopo un litigio con Renato Pugliese. Gli investigatori stavano cercando anche il padre di Pugliese, Costantino Cha Cha Di Silvio, e i due amici Tuma e Di Pofi si erano recati nei pressi della questura per capire quanto stesse accadendo a questâultimo. Una volta dentro il litigio. Secondo gli inquirenti i due avrebbero aggredito i poliziotti e Tuma avrebbe anche dato una testata allâallora capo della squadra mobile, Fabio Ciccimarra. Danni erano stati causati poi allo stesso ufficio. E tra accuse di danneggiamento e resistenza i due erano finiti imputati. In primo grado la battaglia delle difese, rappresentate dagli avvocati Gaetano Marino e Leone Zeppieri, che avevano insistito sulla provocazione subita da Tuma e Di Pofi. Ma il Tribunale di Latina alla fine aveva condannato il primo a un anno e mezzo di reclusione e il secondo a otto mesi. Impugnata la sentenza, visto il troppo tempo trascorso, ieri è stato però lo stesso procuratore generale a chiedere il proscioglimento per intervenuta prescrizione. E la Corte dâAppello di Roma ha chiuso così il caso.
Botte dentro la Questura tutti prosciolti per la prescrizione
Botte dentro la Questura tutti prosciolti per la prescrizione
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