Termini di carcerazione sospesi per gli imputati nel processo «Don’t touch». La decisione è stata presa dalla Corte d’Appello di Roma e i presunti leader e gregari di quella che sarebbe stata una pericolosa associazione per delinquere, gestita dai nomadi per dodici anni a Latina, sembra proprio che debbano rassegnarsi a restare dietro le sbarre senza beneficiare di eventuali scarcerazioni per decorrenza termini.
Nove i condannati dal Tribunale di Latina nel filone principale del processo scaturito dalle indagini ella squadra mobile su un giro di estorsioni, usura e spaccio di droga messo in piedi nel capoluogo pontino. Undici anni di reclusione per il presunto capo dell’organizzazione criminale, Costantino Cha Cha Di Silvio, tre anni e quattro mesi per Gianluca Tuma, cinque anni per il presunto «soldato» Angelo Morelli, due anni e mezzo per Riccardo Pasini, l’uomo che avrebbe ottenuto da un investigatore corrotto informazioni sulle indagini da soffiare all’associazione per delinquere, stessa condanna per il carabiniere, considerato un’altra talpa della gang, Fabio Di Lorenzo, di Aprilia, sei anni per Davide Giordani, coinvolto nello spaccio di droga, due anni e due mesi per Alejandro Bortolin, anche lui accusato di spaccio, compiuto all’interno della sede degli ultrà del Latina Calcio, in via Mameli, e quattro anni e mezzo per i romeni accusati dei furti nelle ville, Ionut Necula e Alexander Prendi.
«Il programma criminoso come si è visto era molto vario - hanno specificato i giudici nella sentenza emessa il 24 giugno scorso - e i reati principali oggetto del sodalizio erano le usure e le estorsioni ma l’associazione aveva quali reati fine anche l’illecita detenzione di armi». Per loro Cha Cha aveva «il potere di impartire ordini agli altri associati» e di «far cessare a suo piacimento le loro condotte criminose, o perchè ritiene che ciò sia opportuno per la sopravvivenza dell’associazione. Il Di Silvio sfrutta la sua fama criminale per tenere comportamenti vessatori nei confronti di coloro che non sono suoi amici mantenendo però un atteggiamento affabile con coloro che considera amici».
Un’associazione per delinquere che avrebbe cercato anche contatti con il mondo della politica e in cui non sarebbero mancati tradimenti, come riferito da Pasini, intercettato, a un parente di un esponente di una famiglia nomade. Dopo il sequestro di armi nei confronti di Francesco Viola, compiuto dalla Mobile, Pasini specifica infatti che «qualcuno si era venduto Viola, Palletta e i fratelli Travali». «Lo sai che c’è? Loro se ne accorgeranno di quello che gli ho detto quando vedono l’operaz… - dice sempre Pasini - quando sull’ordinanza, sul fascicolo che gli danno, ce sta scritto pure con chi stanno annà in galera, capito? Cioè tutta la gente coinvolta e quando vedranno che non ce sta sto, sto grandissimo pezzo de mmerda». E l’interlocutore: «Lo capiranno ma ormai sarà troppo tardi».
In attesa che venga fissato il processo di secondo grado, per decorrenza termini potevano arrivare le scarcerazioni. Ma il rischio lo ha scongiurato la Corte d’Appello di Roma, sospendendo i termini. E ora il processo in piazzale Clodio potrà essere fissato dai magistrati capitolini con tutto comodo.