Da subito era apparso ciò che poi è, un appalto in danno dellâErario, truccato, vieppiù scandaloso perché coinvolgeva unâassociazione che nello statuto ha finalità solidaristiche, la Croce Rossa Italiana. Da ieri quellâappalto dellâAres 118 affidato alla Cri è diventato anche una delle storie simbolo delle malversazioni nella pubblica amministrazione, e in specie nel Lazio, citate dal Procuratore regionale presso la Corte dei Conti Donata Cabras. La storia è vecchia di dieci anni, tanto è il tempo trascorso dalla data della stipula del contratto a ieri, quando appunto questo caso è entrato, di diritto, nella relazione per lâinaugurazione dellâanno giudiziario. Il primo esposto per danno erariale venne presentato alla Corte dei Conti nel luglio del 2009. Tre anni prima il direttore dellâepoca della Cri, Tommaso Longhi, aveva sottoscritto una convenzione con lâAres (Agenzia regionale per il soccorso sanitario urgente) «per lo svolgimento nel territorio di Latina del servizio di pubblico soccorso in emergenza affidato, senza gara pubblica, direttamente e per tre anni al Comitato provinciale Cri di Latina», il quale avrebbe dovuto sopportarne i costi tramite le risorse provenienti da questa convenzione. In realtà il Comitato fece presente lâimpossibilità di far fronte a tutti i servizi con risorse non inferiori ad almeno cinque milioni di euro annui. Ciò nonostante la convenzione fissò lâimporto a 4.268.000 euro allâanno. Ovviamente le somme erogate furono di molto inferiori ai costi realmente sostenuti dalla Croce Rossa di Latina che pertanto chiese molte anticipazioni di cassa al comitato centrale, già dal primo anno con disavanzi fino al 2009, anno di scadenza della convenzione, rinnovata nella consapevolezza di tutti i problemi finanziari. Furono altresì prorogati i contratti di lavoro e senza mai ritoccare il valore originario della convenzione. I dipendenti assunti furono 62 e si sapeva che non câerano i soldi per pagarli e che ciò avrebbe gravato sul comitato centrale della Croce Rossa. Sia Longhi che De Salazar sono stati condannati a risarcire il danno erariale perché hanno imposto per convenzione «lâassunzione di un numero elevato di dipendenti, tutti per chiamata nominativa e provenienti dalle precedenti strutture private, dove avevano svolto un servizio molto diverso da quello che si andava a offrire, in spregio sia della specifica normativa per il reclutamento del personale in strutture pubbliche, sia violando specifiche norme di legge proprio per le assunzioni disposte dalla Croce Rossa». «Non si comprendono â hanno scritto i giudici - le ragioni di tale condotta, anche perché la mancanza di risorse avrebbe legittimato le parti a prevedere una più limitata struttura organizzativa che avrebbe potuto avvalersi, ad esempio, di personale in servizio volontario, molto di frequente utilizzato per servizi del genere, rispettando il principio di pareggio di bilancio tra entrate ricevute e spese sostenute». Entrambi i direttori dellâepoca di Ares e Croce Rossa sono stati condannati «a risarcire il rilevante danno alle pubbliche finanze derivante dalla sottoscrizione e dalla proroga della convenzione Ares 118 di Latina, pari nel complesso ad euro 8.662.448,48. Tale danno è costituito, in primo luogo, dalla differenza tra quanto introitato dallâAres118 nel periodo 2006-2011, in base alle previsioni convenzionali, a titolo di compensi per le prestazioni fornite dallâente a copertura degli oneri previsti (4.268.000,00 di euro annui, ossia 335.666,67 euro mensili) e le somme successivamente ed effettivamente corrisposte dal Comitato Centrale CRI al Comitato provinciale di Latina, a valere sul bilancio del Comitato centrale (mediante anticipazione di cassa), per supplire allâinadeguata copertura della convenzione»
Contratto tra Ares 118 e Croce Rossa, un danno da Corte dei Conti
Contratto tra Ares 118 e Croce Rossa, un danno da Corte dei Conti
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