Una truffa costruita e consumata nel tempo, quella ipotizzata dal sostituto procuratore Cristina Pigozzo sulla vicenda del progetto di realizzazione della metropolitana leggera. L’avviso pubblicop per la manifestazione di interesse era stato pubblicato prima ancora che il Cipe concedesse il finanziamento; all’indomani dell’affidamento dell’opera a Metrolatina, la Giunta si affrettò a modificare i termini del contratto con il concessionario, intriducendo una serie di clausole capestro per il Comune. Poi la liquidazione del primo Sal dopo aver indotto in errore il Ministero. Intanto il Gip Cario studia le carte dell’incheista: dieci giorni per convalidare il sequestro dei beni dei dieci indagati.

Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario ha dieci giorni di tempo per studiare le carte dell’inchiesta sulla metropolitana e decidere se convalidare o meno il sequestro dei beni operato d’urgenza dal sostituto procuratore Cristina Pigozzo in danno delle dieci persone indagate per truffa aggravata. Una truffa complessa anche nella ricostruzione fatta dagli investigatori della Guardia di Finanza, perché portata termine, secondo la prospettazione accusatoria, in fasi diverse e con condotte molteplici poste in essere nel corso di diversi anni a partire dal 2004, quando l’allora sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo presentò al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti la richiesta di finanziamento per la realizzazione di una metropolitana leggera di superficie che avrebbe dovuto collegare la stazione ferroviaria di Latina Scalo con il centro della città e poi con i quartieri di nuova espansione Q4 e Q5.

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