Le sorti del processo penale che potrebbe risultare dall’inchiesta ancora in corso sulla vicenda della metropolitana leggera sono in parte già segnate: il procedimento, almeno per la parte più sostanziosa che contempla le ipotesi di truffa aggravata e falso, si fermerà sul binario morto della prescrizione. I falsi risalgono al 2010 e al febbraio 2011, mentre il reato di truffa contestato dal sostituto procuratore Cristina Pigozzo risale al 16 febbraio 2011, ed ha un tempo di prescrizione di sei anni; per scongiurare un’archiviazione prima della conclusione delle indagini il pm ha interrotto i termini con la convocazione degli indagati per un interrogatorio notificata il 9 febbraio scorso. Una iniziativa che prolunga di un anno e mezzo i termini della prescrizione del reato di truffa, ma che verosimilmente non permetterà all’eventuale processo di primo grado di concludersi in anticipo rispetto al nuovo termine di prescrizione in scadenza ad agosto 2018. Resta però in piedi l’ipotesi della tentata truffa aggravata, datata 19 dicembre 2014, per la quale il pericolo di una prescrizione imminente non c’è. Se ci sarà un processo anche per quel capo di imputazione, i tempi per arrivare fino alla sentenza del Tribunale ci sono tutti, almeno sulla carta. Ma quello che più interessa in questo momento l’ex sindaco Zaccheo e gli altri indagati, piuttosto che l’esito di un processo penale è la questione del sequestro preventivo dei beni disposto con urgenza dallo stesso pubblico ministero. 

(Articolo completo su Latina Oggi del 24 Febbraio 2017)