Atleti persi, costose trasferte, ragazzi demotivati, incontri istituzionali finiti con un buco nellâacqua. Vista dal punto di vista di Francesco Damiani e Bruno Davoli assomiglia ad un brutto sogno lungo sei mesi la vicenda della piscina scoperta chiusa a doppia mandata dalla società Nuoto 2000 e oggetto di un contenzioso legale con il Comune. Di quelli da cui cerchi di uscire gridando ma nessuno ti ascolta, a cominciare dallâamministrazione. Damiani, presidente della Latina Pallanuoto, con una squadra di serie A2 maschile, una squadra di serie B maschile ed una di serie B femminile, e Davoli, guida dellâAntares nuoto con la prima squadra in serie B nazionale e tutto il vivaio giovanile, le hanno provate tutte per farsi sentire: incontri con il Comune e con delegazioni di famiglie, proposte di consorziarsi per gestire la struttura, offerte di contributi economici per rimettere a posto la piscina coperta. E hanno giocato anche lâultima carta, portare davanti a sindaco e vicesindaco i rappresentanti delle Federazioni Italiane Nuoto, il presidente del comitato regionale Gianpiero Mauretti e il presidente della Federazione italiana Nuoto Paolo Barelli. Ad oggi però il Comune è irremovibile e inchiodato sulla battaglia legale, e lâunica certezza che hanno le due società è che anche la prossima stagione sarà senza piscina open.  «Abbiamo perso venti atleti â spiega Bruno Davoli la cui società ora paga strutture private e gioca le gare ad Anzio â ragazzi che hanno deciso di non continuare lâattività agonistica perché, tra allenamenti e competizioni, lâobbligo di spostarsi tutta la settimana in giro per la provincia era diventato troppo gravoso. Abbiamo subìto danni economici, legati alla perdita di sponsor e iscrizioni, tecnici, perché le squadre non rendono per quello che potrebbero, e sociali perché si sta disperdendo la funzione educativa e aggregante di questo sport». Da Alberico Davoli, presidente della Latina Nuoto, e da Francesco Damiani erano arrivate anche proposte al Comune di una soluzione ponte che vedesse lâunione delle forze delle società coinvolte e il contributo della Federazione Italiana Nuoto che aveva messo a disposizione tecnici e risorse per risolvere il problema dellâagibilità della piscina coperta.Â
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