Doveva spegnere la sua ultima candelina il 31 dicembre 2015 dopo un servizio reso, tra alterne fortune con standard al limite, differenziata al palo e decine di sperimentazioni andate a vuoto, per 18 anni. La Latina Ambiente ha invece continuato ad operare per 18 mesi in regime di proroga, e quel biglietto accordato per i tempi supplementari ad una partecipata che termina il suo contratto, non si poteva fare. E’ uno dei punti dirimenti delle conclusioni dell’istruttoria dell’Autorità nazionale Anticorruzione, l’organo che ha il compito di vigilare sui contratti pubblici al fine di prevenire situazioni di illegalità. L’autorità diretta da Raffaele Cantone si è focalizzata sull’ attività svolta dalla società a partire dal 2013, scoperchiando un vaso di Pandora e rilevando nelle sue ispezioni diffuse e presunte irregolarità nell’attività contrattuale della società.

Tra le anomalie più frequenti c’è il ricorso sistematico a procedure negoziate crescenti per numero ed importo, atti non in linea con il regolamento aziendale che prevede, invece, gare comunitarie per affidamenti sopra la soglia dei 249mila euro. Il ricorso a procedure non ad evidenza pubblica costituisce il 98% di tutte quelle avviate dalla società, in pratica la strada “ordinaria per l’affidamento di contratti di lavoro, servizi e forniture”. L'Anticorruzione richiama il Comune a una decisione sui rifiuti. La strada della proroga non è più praticabile, Ora i soggetti interessati, curatori fallimentari e Comune, potranno rispondere con controdeduzioni entro 30 giorni.

Su un punto però l'Anac commette un errore: è vero che la proroga in vita di Latina Ambiente è stata decisa dal commissario Giacomo Barbato, ma non l'affidamento del servizio di igiene urbana. Barbato, infatti, aveva messo a gara il servizio per l'esternalizzazione, gara poi sospesa dall'amministrazione guidata da Damiano Coletta e tuttora in attesa di annullamento.