Andrebbero verificate le condizioni del finanziamento erogato dalla Depfa Bank nel lontano 2007 e delle relative garanzie collaterali: in particolare sulla presenza di prodotti finanziari derivati nel contratto. Inoltre, la cessione in pegno delle quote societarie da parte di molte amministrazioni comunali, tra le quali quelle del Comune di Latina, per un totale pari al 24,83% del capitale sociale, unitamente a quello del socio privato Veolia (che ne detiene il 49%), comporta un controllo di fatto della Partecipata da parte della Banca tedesca con sede a Dublino, in quanto detentrice di oltre i 2/3 delle quote totali.

 

Il Comune di Latina, e per esso il Commissario Barbato, potrebbe deliberare la revoca di tale pegno costituito nel 2008 con una delibera di Giunta, riducendo le quote nella disponibilità della Banca al di sotto dei 2/3 del totale e restituendo pertanto la sovranità di AcquaLatina alla parte pubblica. Tale strada è già stata intrapresa dal Comune di Aprilia nel 2009.

 

Andrebbero inoltre verificate le condizioni finanziarie a lungo termine del debito, per procedere ad una eventuale rinegoziazione dello stesso alla luce delle attuali più favorevoli condizioni di mercato. Ciò comporterebbe ingenti risparmi ed una riduzione delle tariffe per i cittadini; vale ricordare, a questo proposito, che le tariffe sono andate crescendo in questi anni con dinamiche ben superiori all’inflazione media e alle retribuzioni, erodendo sostanzialmente il potere d’acquisto di ciascuno.

 

Altro argomento da approfondire riguarda il nuovo deposito cauzionale richiesto agli utenti, in aggiunta a quello a suo tempo versato in sede di sottoscrizione dei contratti. Si chiede quanto meno la restituzione, mediante accredito in bolletta, del precedente deposito, rivalutato secondo i parametri di legge.

 

Per finire, ci aspettiamo dal Commissario che i nuovi rappresentanti nel CdA di AcquaLatina ricevano chiare istruzioni affinché esercitino il loro mandato nell’interesse del Comune che rappresentano, ovvero dei cittadini di Latina, e non del socio privato, come troppo spesso avvenuto in passato".